Come uscire dalla crisi

Viviamo in un momento di grave crisi economica che sta preoccupando il mondo intero. Ha dimensioni globali ed è arrivata a toccare i beni di prima necessità. Non si tratta più di rinunciare a comprare il vestito firmato, il gioiello esclusivo, l’automobile potente: bisogna fare i conti con l’acquisto di pane e di latte. Forse non ci intendiamo tanto di Borse, ma è chiaro che nella borsa della spesa entra molto meno e quello che prima facevamo con leggerezza, ora va soppesato. Le circostanze ci obbligano a focalizzare l’essenziale, a non  reagire meccanicamente di fronte ad un acquisto dettato dalle mode.

Gli economisti cercano le cause nell’economia, gli ambientalisti accusano i governi di dedicare molto tempo alla cura dei mercati senza tenere conto della vera crisi che, affermano, è ecologica, laddove  la domanda di risorse del nostro pianeta supera di un terzo la sua capacità di risposta.

Ma nel contesto di un editoriale di un periodico di una associazione di volontariato, animata dalla filosofia attiva, non entra l’analisi finanziaria o quella della scarsità di materie prime, ma sì quella dell’essere umano, artefice sia della recessione economica che ecologica.

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A che cosa serve la Filosofia?

Dopo molti anni di tentativi per cercare di convincerci del fatto che la Filosofia non serva a nulla di pratico, né abbia nulla a che vedere con la vita reale, costa molto recuperare l’idea della sua utilità.
Torniamo, allora, alla tanto apprezzata realtà, alla praticità che la vita ci richiede.
Chi non si è posto domande durante la fanciullezza, l’adolescenza, la gioventù ed anche nella maturità, a volte in segreto per non sembrare debole o ignorante? Quante volte queste domande sono rimaste nello spazio dell’impossibile? Quante volte ci siamo torturati pensando e ripensando alla nascita e alla morte, alla malattia ed alla vecchiaia? Quante volte abbiamo cercato una risposta sul perché del mondo e della nostra presenza in esso? Quante volte abbiamo girato intorno all’idea di Dio, a volte per negarla con complessi ragionamenti, a volte per lasciarla vivere come un sentimento inesprimibile a parole?
Quante volte abbiamo avuto bisogno della filosofia per aiutarci in mezzo ai dubbi ed alle angosce?

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L'Olympieion di Siracusa

Volgendo appena lo sguardo alla propria destra, mentre da Siracusa ci si reca verso le zone balneari percorrendo l’antica via Elorina, si notano due solitarie colonne sul poggio che sovrasta la città.
Si tratta dei resti di un antichissimo tempio greco risalente al VII sec. a.C., molto meno citato e conosciuto rispetto ai famosi templi di Apollo e di Atena presenti nell’isola di Ortigia. Questo isolato luogo, dove un tempo sorgeva un santuario, viene oggi conosciuto dai Siracusani con il nome “le due colonne”.
Queste due colonne superstiti, che hanno attraversato imperterrite i secoli, facevano parte del maestoso Olympieion, tempio dedicato a Zeus Olimpio, sorto in un luogo fortemente legato alle origini della città di Siracusa.

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Il chiaro Parmenide e l'oscuro

Cari lettori, ospitiamo oggi Parmenide, indicato come il padre della metafisica e della logica, dell'ontologia, cioè della scienza di ciò che è nelle cose. Nonostante sia definito "l'oscuro" cercheremo di portare un po' di luce sulla sua ricerca filosofica.

Maestro, lei è il primo filosofo italiano nostro ospite dopo alcuni greci.
Sì, salernitano per la precisione. La nostra Elea, Velia per i Romani, si trovava un po' a sud di Paestum.

Lei nacque nel 515 a. C. da famiglia illustre e ricca.
Vero. Anche i soldi possono diventare uno strumento positivo se usati per cercare il Sommo Bene come lo chiama Platone.

Proprio Platone le dedica una delle sue opere massime, Il Parmenide appunto. Perché?
Certo in ricordo del mio incontro con il suo amatissimo maestro Socrate, ad Atene. Avevo già sessantacinque anni, Socrate era un giovanotto di circa venti; Platone, poi, doveva ancora nascere…

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Missione Indonesia 2008

Ricordate cosa accadde il 27 maggio 2006?
Un grave sisma del 6° grado della scala Richter, unito ad una violenta eruzione del vulcano Merapi, colpì l'isola di Giava, in Indonesia, provocando seimilacinquecento morti ed oltre duecentomila senzatetto.
Due settimane dopo un gruppo di volontari dell’Organizzazione Internazionale Nuova Acropoli partì verso le zone colpite dal terremoto per offrire un concreto aiuto dopo aver dovuto superare la difficoltà di reperire i fondi.
In quel primo viaggio, oltre le debite prestazioni mediche, furono svolti lavori di restauro in una scuola consolidandone le strutture. I più felici furono proprio i bambini che ricambiarono con un toccante saluto nell'ultimo giorno di presenza dei nostri volontari.

Due anni dopo abbiamo deciso di tornare, su richiesta del Direttore e degli insegnanti della scuola del villaggio di Krapyak Kulon a sud-est di Yogyakarta. Così è partito un secondo gruppo di sedici volontari, fra cui sei che erano già stati nella precedente missione.

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