La ricerca della felicità

 

La ricerca della felicità


Gli studenti italiani che quest’anno 2010 hanno sostenuto gli esami di stato sono stati circa 500.000, un significativo campione di giovani più o meno diciannovenni che hanno destato l’attenzione dei mass media per la scelta della traccia della prova di italiano.

Dai dati forniti dal Ministero della Pubblica Istruzione è infatti emerso che su 7 argomenti proposti, il 36,9 % dei maturandi ha optato per il tema sulla “Ricerca della felicità”, che ha prevalso persino sull’argomento musica, sicuramente il più vicino al mondo giovanile.

Il fatto che abbia avuto tanto successo indica, come’è immediato dedurre, che è stata ritenuta la traccia più abbordabile. Se però esuliamo dal campo strettamente scolastico ed entriamo in quello psicologico - morale, ci rendiamo conto che è la più abbordabile proprio perché attiene alla sfera dell’essere umano, che nel corso dei millenni non ha mutato il suo desiderio ancestrale di raggiungere la felicità.

Sarebbe interessante raccogliere i vari componimenti e considerarli non alla luce di un voto di esame, ma per avere un riscontro di cosa ritengano i ragazzi del ventunesimo secolo possa renderli felici.

Se mai questa meta possa essere raggiunta o sia una utopia.

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Che cosa vogliono i giovani?

 

Che cosa vogliono i giovani?


Vi proponiamo un passaggio di una delle numerose conferenze della Direttrice Internazionale di Nuova Acropoli Delia Steinberg Guzman, che ben si inserisce nel tema portante di questo numero: i giovani.

Questa è la parte finale del suo intervento.

Dopo che ha definito la gioventù come uno stato molto speciale della vita, nel quale si risvegliano all’improvviso le realtà interiori, emozionali, intellettuali, fisiche e psicologiche la nostra relatrice afferma che il giovane si trova con una personalità nuova e proprio per questo instabile, insicura ed inquieta.

Da lì deriva l’angoscia propria dei giovani, un’angoscia “naturale” che spesso oggi risulta meno naturale e più opprimente, perché ad essa si sommano le problematiche del mondo circostante. E’ proprio, infatti, in questa tappa della vita che si acquisisce consapevolezza dell’intorno e nascono aspettative per il futuro.


Che cosa vogliono i giovani?

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La determinazione


Alla ricerca delle virtù perdute


La determinazione


Abbiamo perso una virtù: la capacità di avere una volontà ferma, stabile. Non è che non esiste, ma è una rarità trovarla in un’epoca in cui tutto sembra facile e raggiungibile, in cui tutte le cose hanno lo stesso valore e di conseguenza non ne hanno alcuno. Tutto questo ha condizionato, o meglio ha indebolito, la volontà e la chiarezza negli obiettivi. Se per arrivare alla meta occorre perseguire, lottare, sforzarsi, cadere e rialzarsi è meglio cambiare meta, tanto non si hanno fini chiari, definiti, determinati...

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Dialetti d’Italia

 

Dialetti d’Italia


Stiamo assistendo negli ultimi anni in Italia ad una interessante rivalutazione dei numerosi dialetti che fanno del Belpaese la nazione linguisticamente più varia d’Europa. A favorire questo primato è la storia d’Italia che ha visto lo Stivale raggiungere l’Unità solo nella seconda metà del diciannovesimo secolo. Ed è proprio da uno dei tanti dialetti o varietà cosiddette volgari, il fiorentino, che nasce l’italiano, favorito in questa scelta da vari fattori, primo fra tutti l’apporto letterario nel Trecento delle Tre Corone, ovvero Dante, Petrarca e Boccaccio e non ultima la preminenza di Firenze all’epoca in campo economico e politico.

Ma l’aver scelto la varietà che avrebbe dato vita alla lingua italiana non fu sufficiente a far si che questa si diffondesse con facilità, basti pensare che nel 1861, anno dell’Unità d’Italia, il primo censimento ufficiale registrava il 78% degli analfabeti e la percentuale degli italiani che conosceva l’italiano non arrivava al 2,5%.

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Storia ed anima di un Popolo

 

Storia ed anima di un Popolo

 

Scrivendo il saggio “Dell’origine e dell’ufficio della letteratura”, redatto per l’inaugurazione della cattedra di eloquenza presso l’università di Pavia, assegnatagli nel 1809 dal governo napoleonico e immediatamente soppressa - solo una delle tante delusioni che costelleranno la sua esistenza fino alla morte in esilio a Londra - Ugo Foscolo poneva fortemente l’accento sull’importanza delle lettere nella vita e nella coscienza di un popolo.

Il nostro grande poeta soldato aveva sotto gli occhi la visione di un’Italia devastata e depredata dalle guerre del periodo bonapartista, spesso con la scusa dell’“egalité, fraternité ecc. ecc.” visione che faceva sinistramente il paio con quanto circa tre secoli prima aveva scritto Machiavelli sull’Italia “corsa e battuta” dagli eserciti franco-spagnoli impegnati a spartirsela.

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