La Filosofia Zen

 

La Filosofia Zen


In una bottiglia c’è un’oca viva.

Come fare uscire l’oca senza farle male e senza rompere la bottiglia?

Questo Koan lo scioglieremo alla fine!

Prima di tutto vi presentiamo l’attività realizzata da alcuni volontari di Nuova Acropoli sulla filosofia buddista Zen, durante il Laboratorio filosofico, da cui per l’appunto il quesito iniziale proviene! Testo di ispirazione e di lavoro è stato “101 Storie Zen”, raccolta di racconti filosofici di grande profondità e sano umorismo insieme, che sono stati letti, scelti e rappresentati, traendone riflessioni e insegnamenti pratici.

Il testo si apre con una storia esemplare, che, per prima, abbiamo deciso di rappreOca dentro la bottiglia, Filosofia Zensentare: l’incontro tra un Maestro Zen ed un intellettuale. In una ariosa ed essenziale abitazione giapponese si vede il Maestro Nan-in versare del tè al suo ospite, un professore universitario che vuole interrogarlo sullo Zen.

Nan-in versa il tè, la tazza si riempie ma lui continua e il tè fuoriesce dalla tazza.

Il professore preoccupato chiede al Maestro cosa sta facendo.

Il maestro Nan-in dice: “Come questa tazza, tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?”.

Lo Zen ci spinge a conoscere la nostra mente e non a identificarci in essa, a capire che la mente è uno strumento con i suoi limiti, come la tazza che serve a bere il tè, a patto di saperla utilizzare. Questa ricerca non è intellettualismo o semplice curiosità nozionistica, al contrario è controllo della mente, dominio, sua apertura, suo corretto utilizzo.

Nella pratica lo Zen ci chiede: “La tua tazza è piena o vuota? Come ti avvicini a qualcosa di nuovo, di diverso, che non conosci? Ti avvicini pieno di preconcetti, p r e g i u d i z i , o p p u r e con la mente aperta ad ascoltare e comprendere?” Questo è importante, ogni giorno, nella nostra quotidianità.

Quanto noi siamo disposti ad ascoltare, ad avvicinarci realmente a qualcuno o a qualcosa di diverso?

Quanto siamo pronti a cambiare punto di vista, a metterci in discussione? Quante volte ci facciamo false aspettative, mal interpretiamo, o sopravvalutiamo persone e situazioni?

Lo Zen è Amore.

La mente aperta è il segreto per la comprensione, per la conoscenza e non solo verso gli altri, ma anche verso noi stessi.

Per aprire la mente al nuovo, dobbiamo essere pronti al cambiamento.

Quando nella vita notiamo in noi una tendenza ad accumulare vecchie carte e vestiti che non usiamo, che affogano – se non sfondano - i nostri cassetti ed armadi, allora dobbiamo chiederci il perché.

Lo Zen è Essenza.

Quando si conserva, si considera la possibilità di mancanza, di perdita, come se domani mancherà qualcosa e non avrò la possibilità di ricoprire questa mancanza, allora mi aggancio al passato, perché temo il futuro, come se io fossi quel passato e non il mio presente pronto a trasformarsi nel domani.

Ecco allora che insieme a vecchi vestiti, accumulo anche ricordi, rancori, tristezze, paure che mi appesantiscono e irrigidiscono. La mia tazza è piena di tè vecchio e freddo, non potrò berne di nuovo, anzi non berrò affatto!

Lo Zen è Coraggio.

Saper lasciare ciò che non serve più. Saper rinunciare. Saper perdere. Sapere che il mio bene fondamentale non è ciò che possiedo, l’incarico o il ruolo che ricopro, la considerazione che hanno di me.

Tutto questo lo perderò sicuramente prima o poi, perché niente è statico e tutto cambia.


Lo Zen è Libertà.

Il mio bene fondamentale sono io, è la mia capacità di rinnovarmi, aprirmi, liberarmi senza paure e con amore al nuovo e al diverso, acquisendo una visione più ampia e completa di me stesso e di ciò che mi circonda.


A questo punto ritorniamo al nostro koan, uno dei tanti quesiti Zen , spacca mente.

In una bottiglia c’è un’oca viva. Come fare uscire l’oca senza farle male e senza rompere la bottiglia?

Pensiamoci un attimo, è divertente vedere la nostra mente pensare… e dire…

capovolgo la bottiglia e gli do tanti colpetti, forse funziona.

tiro l’oca dal becco, … piano, piano è impossibile che un’oca stia in una bottiglia…

la faccio dimagrire!

di che materiale è la bottiglia? Forse sarebbe deformabile…

e se ne stacco il fondo e poi lo rincollo?

La risposta è “l’oca è fuori!” Cos’è un gioco di immaginazione? Esatto! Una illusione fin da principio.

La mente, con i suoi calcoli e i suoi ragionamenti, è il peggiore nemico del discepolo, (ci spiega un altro testo orientale che un giorno analizzeremo), perché crea illusioni, distruggendo la Realtà (quella con la maiuscola) quelle che non muta, quella che non cambia nel tempo.

Le ultime scoperte della fisica quantistica ce lo confermano: quel bel posacenere pesante e denso che abbiamo in salotto, in realtà, è un insieme di atomi essenzialmente vuoti i cui elettroni sono in incessante e frenetico movimento, però a me appare fermo e pieno… e se mi cade sul piede fa male…che strani giochi fa la mente!

Quel posacenere è vuoto e pieno insieme, dipende da come lo guardo! Anche quOca fuori dalla bottiglia, Filosofia Zenesta rivista e le tue mani che la sfogliano sono così composte, così anche la bottiglia- problema da cui la nostra oca deve uscire: illusioni, Maya, con cui è necessario imparare a giocare perché il Paese dei Balocchi di Pinocchio non ci sorprenda.

In Oriente Maya è la Dea dell’illusione che ci fa creder eterno ciò che non è, che al contempo permette i mutamenti ed il continuo divenire, attraverso cui impariamo.

Il termine illusione viene messa in relazione con il latino ludo = gioco, scherzo e lutum = fango, argilla: quando tenti di stringerlo nelle mani, ti scorre via dalle fessure delle dita, scappa, si dissolve e si ricrea, richiede cura ed attenzione continua, e tanto gioco ed ironia, come quei castelli di sabbia che costruiamo sulla spiaggia.

Saper svuotare la propria tazza, saper liberare la mente da preconcetti e da pesi inutili, permette di dominarla e liberare l’oca a comando, perché la prigione è una costruzione mentale.

Il fine è conquistare il gusto per la vita, per la sua bellezza, facendo sì che i problemi siano prove da superare, bottiglie da cui uscire, percepire il mistero di quegli instancabili elettroni in corsa, che ci fanno stupire nella loro eternità di movimento, e, al contempo, percepire il mistero della materia-fango da plasmare, per costruire torri su cui innalzarsi e non prigioni in cui sprofondare.

La mente controlla il corpo, per gli antichi era risaputo; con la moderna scienza quantistica e la medicina in continua evoluzione, lo stiamo sempre più verificando: possiamo cadere nella depressione o far gioire il corpo di salute, siamo materia-fango che, nelle nostre mani, possiamo plasmare continuamente, a comando.

 

Buon umore,

Amore incondizionato,

Libertà di pensiero


Questo ci ha insegnato lo Zen con queste due storie e molte altre, che quella stessa sera abbiamo rappresentato e che, in un prossima puntata , dedicata allo Zen, commenteremo.

Per ora abbiamo già molto lavoro in cui provare a cimentarci: svuotare la tazza e liberare l’oca.

Non è affatto impresa facile dare questo comando…operare questo cambiamento…

Lo Zen è esperienza, perciò non si può spiegare molto, con la sola ragione! Buon laboratorio a tutti noi e a presto!

 

Maria Sole Pomara