Belli dentro

 

Belli dentro

 

Ci sono questioni che accompagnano antichi dibattiti e che spesso ci pongono di fronte a posizioni contrastanti ed ambigue: belli dentro o belli fuori? Se è vero che il dilemma pone di fronte ad una dicotomia, personalmente lo intendo come un contrasto fondato su mera apparenza. Forse così si apre nella mente di chi affronta la questione, cercando sfrontatamente una posizione da difendere a svantaggio dell’altra, una tesi dominante sull’altra, senza nessun reale intendimento che porti a comprendere ciascun fronte.

Sebbene il dilemma sussista nelle questioni semplicistiche della gente, è inutile promuovere il confronto su quanto sia meglio apprezzare la bellezza interiore su quella esteriore o viceversa. Perché confrontare due aspetti, che sempre di bellezza parlano, se poi potremmo ritrovarceli congiunti, a meno che non si ipotizzi la possibilità di un’ “eleganza” che vada dalla cinta in su o dalla cinta in giù?

 

Etica ed estetica sono sorelle che si tengono per mano e l’una appare il riflesso dell’altra. La bellezza interiore e quella esteriore rappresentano due aspetti complementari di una medesima completezza che richiede attenzione e cura. Per quanto riguarda la bellezza corporea, ciascuno di noi ha il dovere di prendersi cura del proprio corpo rendendolo più bello, decoroso o quanto meno gradevole e tutto ciò ci sembra naturale e ovvio.

 

Ma perché non pensiamo con la stessa dedizione ad una cura che si rivolga all’interiorità? E’ vero che ciascuno di noi manifesta una particolare personalità che comprende un temperamento ed un carattere. Se il temperamento difficilmente può essere soggetto a cambiamento, il nostro carattere è frutto delle nostre azioni e dei nostri atteggiamenti e a questo potremmo dedicare un po’ della nostra attenzione.

La naturalezza dell’intento dovrebbe evincersi facilmente: così come nessuno di noi penserebbe che, poiché possiede un bel corpo, non serva curarlo, pulirlo o pettinarlo, lo stesso dovrebbe dirsi per il nostro carattere. Sentirsi “belli dentro” potrebbe diventare fondamentale e mostrarsi come un reale “investimento” nel tempo, a differenza di un corpo che con l’età peggiora il suo aspetto nonostante le continue opere di “restauro” che la cultura edonista ci propina.

Il corpo e l’anima seguono due parabole inverse: il primo attraversa una fase ascendente per arrivare al suo acme e poi volgere verso l’inesorabile discesa; l’anima, al contrario, da una fase di insicurezza iniziale, potrebbe iniziare un’ascesa continua, fino al termine della sua terrena esistenza. Se la prima traiettoria appare certa, la seconda dipende invece da ognuno di noi e dalle nostre scelte. È come una bilancia con due piatti, quando uno scende l’altro sale.

In realtà, non sempre la maturità fisica corrisponde alla conquista di una pienezza o saggezza interiore. Se non ci dedichiamo alla formazione del nostro carattere e al dialogo interiore con il nostro essere più profondo e intimo, con il passare degli anni ci ritroveremo non solo con un corpo più lento, pesante e con gli acciacchi dell’età, ma con una personalità altrettanto lenta e appesantita da idee e pensieri anchilosati. Sulla nostra personalità dobbiamo investire. La si può migliorare ed è su questo che dobbiamo contare oggi e nel tempo.

Quando una personalità è “bella”? Quando si riconosce “bello” qualcuno? La vera bellezza interiore sta nello sviluppo di quelle virtù (dal latino vir = uomo) che rendono l’uomo integro, affidabile, una persona con la quale è piacevole condividere il tempo ed i pensieri. Ma se già da giovani ci hanno insegnato ad usare e controllare il corpo, a camminare e a parlare, a maneggiare uno strumento, a guidare un mezzo di trasporto, mi chiedo perché mai i nostri genitori e noi stessi non abbiamo impiegato lo stesso tempo nel disciplinare e sviluppare la nostra personalità?

Curare la personalità vuol dire prestare attenzione a quegli aspetti sgradevoli come l’irascibilità, la permalosità, l’egoismo e l’egocentrismo, la vanità e tanto altro - ognuno ha i suoi - affinché non prendano il sopravvento sui nostri atteggiamenti. Diventano aspetti o mancanze che ci si ritrova indosso, alcuni per propria indole, altri per mancanza di formazione e cultura, ma che possiamo trasformare. Soprattutto curare la personalità vuol dire acquisire valori su cui poter centrare la propria vita, valori che possano essere integrati nel quotidiano, prestando loro la stessa attenzione e cura che prestiamo al nostro fisico. Significa concedere attenzione ai pensieri che invadono la nostra mente, alle letture e ai film che selezioniamo, per evitare quelli che si dimostrano dannosi, così come evitiamo i cibi avariati. Concedere attenzione alle persone ed agli ambienti che frequentiamo nella stessa maniera in cui cerchiamo di evitare i luoghi insalubri.

Vi sarete chiesti perché mai per un genitore il proprio figlio è sempre bello, come per un amante la sua amata, nonostante agli altri sguardi le forme corporee potrebbero non apparire così armoniche? Perché mai due anziani sanno guardarsi con tenerezza al di là dei corpi che invecchiano? Probabilmente l’amore coglie altri aspetti, meno visibili ai molti. Probabilmente questo confermerà come i veri rapporti non si basano sull’aspetto fisico ma sull’incontro più profondo e intimo di due anime.


Fausto Lionti