Numero 19
Contro la disunione, la fiducia
La parola “unificare” deriva dal latino “unus” e “facere”, “fare uno”, riunire cioè varie parti diverse, non contraddittorie, e metterle insieme in modo da ottenere un’unità armonica ed omogenea.
È un’azione di avvicinamento, di connessione in mancanza della quale ognuna delle parti o degli esseri seguono cammini diversi, separati e contrapposti.
Senza questo gesto di unificazione, ci toccherebbe vivere in un perpetuo caos, nel quale sarebbe molto difficile trovare un senso all’esistenza ed alle sue variabili circostanze.
La malattia che si abbatte sul nostro presente storico – e che ci portiamo dietro in forma larvale già da molto tempo – è proprio il separatismo,
lo smembramento, la lotta aperta tra fazioni che ogni volta si fanno più piccole, fino ad arrivare allo scontro tra un individuo e l’altro.
Questa situazione si vive nell’ambiente politico, culturale, religioso, artistico, sociale, familiare; si percepisce nelle strade delle grandi città e già si va aprendo una breccia nei piccoli centri.
La sfiducia è padrona degli animi e questo si trasforma in scortesia, durezza, irritabilità, mancanza di scrupoli, carenza di sincerità, egoismo…
Non c’è possibilità di convivenza quando manca la generosità dell’amore e quando prevale il sentimento assorbente di chi si considera unico al mondo.
Per convivere bisogna accrescere la coscienza e dare capienza a tutti gli esseri vivi, percepire la vita in tutte le cose e concepire l’infinità dell’universo.
Bisogna conoscere e dare valore a tutto ciò che esiste… Ed avere il valore di compartire ciò che siamo con tutti.
Nessuno puo’ ottenere la sua realizzazione se disprezza la realizzazione degli altri.
Una buona dose di unificazione è ciò di cui abbiamo bisogno tutti in generale ed ognuno in particolare.
Tornare a sperimentare la realtà di questa grande famiglia che è l’Umanità, la felicità dell’amicizia, della reciproca fiducia, del desiderio di collaborare ed aiutare, di potersi guardare negli occhi un’altra volta ed incontrare verità luminose al posto delle ombre tenebrose.
traduzione di Paola Bafile