Attenti a QUEI TRE: intervista a Talete, Anassimandro e Anassimene

Cari lettori, l'intervista a Pitagora pubblicata nel numero precedente, ha scatenato una serie di richieste di altri filosofi. Oggi apriamo le porte a tre di loro che sono stati particolarmente insistenti. Dicono di voler chiarire le cose una volta per tutte! Eccoli che arrivano e i loro volti non promettono nulla di buono.

Egregi Maestri, ci avete tempestato di richieste per poter venire qui. Perché?
Talete: Perché siamo stanchi di essere classificati solo come scienziati.
Anassimandro: Siamo anche educatori.
Anassimene: E di noi sottovalutate troppe cose.

Calma, Signori, calma, vi prego. Andiamo per ordine. Innanzitutto vi presento ai lettori. Siete tutti e tre di Mileto.
T. Sì, io e i miei due discepoli siamo di Mileto, sulle coste dell'attuale Turchia, una delle colonie greche più ricche.

Lì siete rimasti. Pitagora, nella sua intervista, vi ha lanciato una frecciatina...


T. Pitagora ha detto la verità. Non l'aveva con noi quando ha precisato che lui è stato il primo a venire in Italia. Sono fiero che un mio discepolo abbia avuto questo coraggio. Poi, se lui ha questo primato, io sono stato il primo ad essere stato accolto nelle Scuole sacre egiziane.

Già, il suo viaggio in Egitto. Lì conobbe il faraone Amasis, che avrebbe ospitato anche Pitagora.
Sì, il buon Amasis. Però non fu facile farmi accettare dagli Egizi. Mi misero alla prova per vedere se avevo sufficienti capacità. Mi sfidarono a calcolare l'altezza della Grande Piramide, confidando che uno straniero di una terra ignorante si condannasse con le sue stesse mani. Invece piantai per terra un bastone e calcolai il rapporto fra questo, la sua l'ombra e l'ombra della piramide. Ricordo ancora le loro facce!

Anche voi di Mileto, come già Pitagora in Egitto, avete avuto problemi con i Persiani.
T. Sì, anche noi vivemmo lo scontro con i Persiani di re Ciro. Tentai di mettere in guardia i miei concittadini, ma fu inutile. Per fortuna non subimmo le disavventure del mio povero Pitagora.

Talete, lei è il fondatore della Scuola di Mileto e fu definito uno dei Sette Saggi dell'antichità.
Così dicono, ma l'unica cosa che so è che se conosco certe cose ne ignoro mille altre. La conoscenza non ha un confine chiaro. Più sai e più ti accorgi che ti manca ancora l'intero universo da capire...

Siete anche definiti Presocratici.
Sono vostre classificazioni parziali che fate diventare mura invalicabili. Perché presocratici? Che differenza c'è fra noi e un Socrate? Vi posso garantire che non c'è differenza se non quella dell'epoca in cui si visse e che ci costrinse a dire le stesse cose ma in modo diverso. Al tempo di Socrate, un paio di secoli dopo noi, tutto era già più confuso, e le verità più semplici divennero i lunghi e complessi dialoghi platonici.

Talete, è vero che lei era un po' distratto? Si dice che abbia abbandonato questo mondo cadendo in una buca mentre camminava col naso in su.
Ridete pure, se questo vi fa star bene e se vi piace immaginarmi distratto.

Suvvia Maestro non si alteri... Del resto è proprio Platone che la descrive in modo un po' comico...
Certo, Platone mi fa descrivere così da Socrate, ma Socrate riporta dicerie e mi cita solo per ricordare che il filosofo pensa a ben altro che alle quotidiane banalità della vita. Perché, invece, non ricordate l'appassionata lettera con cui Anassimene informa Pitagora della mia morte? Ero anziano e ogni sera, accompagnato dalla fedele domestica, uscivo dalla mia povera casa e vagavo per la campagna a contemplare le stelle. Il passo non era più quello di gioventù e, una brutta sera, caddi in una buca; così finì quella mia vita. Non caddi perché distratto, ma perché estasiato dalla meraviglia del firmamento. Mille volte rifarei quella morte. I miei occhi, prima di chiudersi, videro le stelle che sembravano brillare solo per me e che mi chiamavano...

Ora che i lettori vi hanno conosciuto, almeno un po', possiamo tornare al problema che vi agita tanto. Volete spiegarvi meglio?
T. Critichiamo il modo che avete di presentarci. Ci vedete come anticipatori della scienza moderna, ma noi non vogliamo essere i padri dei vostri scienziati. Siamo ben altro! E poi non ci sembra giusto il senso che date all'idea che la scienza antica era "religiosa" e "pratica"; mentre quella moderna sarebbe "libera" e "teorica". Con ciò intendete dire, ovviamente, che la moderna è superiore alla prima. Quel "pratica", poi, non significa forse di basso livello?

Caro Maestro, non può negare che oggi la scienza sia arrivata a conquiste che a vostri tempi..., mi scusi, ma non ...
Certo certo, so quello che vuole dire. È vero, la scienza oggi non è più riservata ai collegi sacerdotali, come avveniva in Egitto o a Babilonia; ora è "laica" come dite. è divenuta anche teorica, cioè persegue "la ricerca per la ricerca"; cioè il gusto di carpire sempre un segreto in più ai misteri della vita. Siete pervasi da un'ansia incontenibile di vedere nei vostri microscopi, catturata sotto il vetrino, l'essenza ultima. Così dividete, separate ciò che nell'universo è invece unito e indistinguibile. Più si divide e si distingue e meno si capisce. Sì, studiare la natura è conoscere Dio, ma Dio non è una banale "somma" di tante piccole scoperte.

Vuole porre limiti alla conoscenza umana?
No. Se gli dei ci hanno dato cervello e mani vuol dire che ci concedono il diritto di sapere. Ma è proprio qui il problema. Che uso faccio di questo sapere? La nostra critica verte sul fatto che noi tre, ed altri come noi, avevamo una visione diversa della ricerca scientifica. Ma, poi, mi dica, cosa fate di tutta questa conoscenza?

La usiamo per migliorare la vita, per vincere tante malattie o per rendere il lavoro meno pesante.
A.e Anche per far soldi, non è vero?

Sì certo, c'è anche l'aspetto commerciale. Che c'è di male?
A.e Nulla. Il problema è che vi fermate solo a questo. Apparentemente le vostre ricerche si trasformano in benessere per l'umanità, ma è solo un benessere fisico, di superficie.
T. L'essere umano è molto più complesso e non ha solo fame fisica, ma cerca di dare un senso alla propria vita. L'Uomo dice: "voglio essere felice ora, subito, mentre vivo questa mia breve vita". Non basta sconfiggere una malattia o alleviare il duro lavoro con una macchina; occorre dare all'umanità la possibilità di essere felice. Il solo benessere non è felicità! Tutto il moderno benessere, almeno per quella parte del mondo che se lo può permettere, non ha reso l'umanità migliore di come era ai nostri tempi. L'enorme differenza di progresso tecnologico non ha portato ad un altrettanto progresso morale. Non vedete che come vi muovete fate danni?
A.o Noi avevamo una visione globale e non settoriale, specialistica; non abbiamo mai separato il rapporto Uomo-Natura da quello Uomo-Dio. In questo siamo simili a Pitagora, Socrate, Platone e molti altri.

Insomma, Anassimandro, ci sta dicendo che il centro dei vostri studi non era la "ricerca per la ricerca", ma arrivare a Dio? Che avevate una visione, diciamo, sacra della ricerca?
Certo è così.

Eppure già Aristotele vi definì Fisiologi per distinguervi da altri filosofi che chiamò Teologi.
T. Sì fu Aristotele, ma già ai suoi tempi c'era confusione e lui ha contribuito non poco. Relegò noi al rango di "studiosi della natura", ed altri a quello di "studiosi di Dio" creando, così, una separazione forzata tra Natura e Dio, come fossero due esseri distinti. Voi sezionate tutto con la fiducia di trovare un giorno il fondo del barattolo, cioè la Sostanza, come la chiama Aristotele. Ma è tutta fatica inutile, come voler tenere l'acqua fra le mani.

Già l'Acqua... è proprio lei, Talete, a dire che l'Acqua è principio di tutto, e Anassimandro fa derivare gli Uomini dai pesci. Anassimene, invece, fonda tutto sull'elemento dell'Aria. Non vi siete contraddetti?
A.o Continuate nei vostri cavilli; continuate a generalizzare. Innanzitutto di noi sapete ben poco, e questo ve lo ha già detto Pitagora. Solo poche righe sono rimaste delle nostre opere scritte 25 secoli fa, eppure non esitate a emanare sentenze su di noi. Succederà anche alla moderna filosofia... allora rideremo noi quando dei vostri Heideggher, Marx, Popper resteranno poche righe e molti 'si dice'. Sapete cos'altro è accaduto? Che le nostre conoscenze sono state trasmesse da generazioni che non hanno saputo capire cosa dicevamo.

D'accordo Maestri, ma ora avete l'occasione di spiegarvi. Volete proseguire?
A.o Sosteniamo che nell'Universo tutto è regolato, ma è irregolare; è ordinato secondo una logica, ma torna all'illogico. Due immense forze lottano fra loro eppure si aiutano a vicenda; si attraggono e si respingono. Insomma un'eterna lotta di opposti dove tutto sembra essere una cosa, ma può trasformarsi nel suo opposto. L'Universo, poi, è ispirato e sostenuto da quello che io chiamo Apeiron,  l'Illimitato, cioè Dio che è principio ma anche elemento di ogni cosa.
Credere, quindi, che tutto sia misurabile è come fotografare un solo attimo dell'eterno divenire; e questo ci fa credere che esista la 'realtà'. È più vicina al vero una foto che immortala un solo attimo o un intero filmato? Le nostre conoscenze sono solo convenzioni, amico mio, in questo eterno dilemma tra Essere e Non Essere.

Non è semplice capire come opposti possano collaborare. Mi viene in mente il simbolo del Tao.
Vede? È sulla buona strada.

Ma voi parlate di acqua, aria, cose concrete.
T. Siete voi a dire che per me l'Acqua è il primo elemento. Sì l'Acqua è fonte di vita, ma non mi sogno di dire che è il più importante degli elementi; è uno dei quattro che, in un dato momento, diventa più attivo degli altri tre.

Invece lei, Anassimene, ha visto nell'Aria l'elemento principale.
Sì, ma non nel senso che l'Aria è il più importante dei quattro elementi. I quattro elementi sono come quattro fratelli ma non ci fate dire che uno è più importante degli altri! Ognuno ha il suo campo in cui si esprime al meglio. Nell'umido l'elemento acqua prevale sugli altri tre, ma lì e solo lì. Nel caldo sarà l'elemento Fuoco a prevalere sugli altri, ma lì e solo lì. Così per gli altri due. Solo in questo senso si può parlare di maggiore o minore importanza dell'uno sull'altro, ma non in senso assoluto! Precisiamo poi che l'Aria, l'Acqua, la Terra ed il Fuoco di cui noi parliamo non sono quelli che tocchiamo con mano, ma sono, diciamo, quattro modi di espressione della Materia e sono in perenne unione e distacco. In questo senso, parlo di Adichìa [in greco ingiustizia, n.d.r.] cioè delle 'ingiustizie' che si fanno fra loro le cose per assumere una forma; è l'eterna 'lotta' tra odio e amore o tra una forza centrifuga ed una centripeta. Così il venire alla vita è un coagularsi di tali energie mentre il morire è il loro disgregarsi.

Avete anticipato scoperte scientifiche oggi assodate. Lei, Anassimandro, parla di infiniti mondi nell'Universo; sostiene che la Luna riceve luce dal Sole; avete compreso l'origine delle eclissi. Talete è noto per teoremi di geometria.
A.o Sì, parlo di infiniti mondi; però non mi riferisco a pianeti abitati, come pensate oggi, ma a mondi sottili, spirituali; ma il discorso diventa complesso.

Dall'altra parte, però,  avete sostenuto tesi oggi insostenibili...
T. Sì è vero! Le conoscenze raggiunte in Egitto le trasmisi ai miei discepoli e se commisi errori fu perché non capii che una piccola parte di quella grande civiltà.
A noi Greci fu dato l'incarico dal Destino di ereditare la sapienza di civiltà più antiche. La mia generazione fu tra le prime ad accollarsi questo arduo compito. Abbiamo fatto il possibile eppure abbiamo imparato solo una minima parte. Se potessi tornare a quei tempi lavorerei dieci volte di più. Questo è il mio rimorso maggiore.

Insomma, se vi definissimo alchimisti  e non scienziati sareste più contenti. Vero?
A.o Sì, meglio alchimisti che padri della vostra scienza senza spirito.

Perché senza spirito?
T. A cosa serve conoscere le proprietà della materia quando poi sono usate per fabbricare droghe? Avete separato la figura dello scienziato da quello del sapiente. Così sapete scoprire cose sempre più complesse, ma non sapete usarle per far diventare migliore l'Umanità. La scienza da sola non può bastare per questa impresa; occorre recuperare quegli aspetti etici dell'Uomo che, però, avete sepolto ormai da secoli.
Come il mio caro Pitagora, non vogliamo essere ricordati per qualche piccolo studio su eclissi, triangoli o fenomeni atmosferici. Noi siamo stati soprattutto educatori. Abbiamo capito quanto sia importante conoscere sé stessi, governare sé stessi prima di pretendere di governare altri, venerare la grandezza divina che, con immenso amore, ogni istante, ci dona l'opportunità di vivere.