Paul Cézanne

Così affermava il grande pittore francese Paul Cézanne spiegando il fondamento della propria poetica pittorica: ciò che l’arte deve esprimere non è solo la perfezione formale, ricercata con la prospettiva albertiana dell’arte classica rinascimentale, ma l’indefinita visione esteriore che tiene conto dei punti di vista meno ovvi e razionalmente prestabiliti come, invece, avviene con l’uso dell’unico punto di fuga.
Questo modo di concepire lo spazio curvo e gli oggetti di una composizione senza dei veri e propri contorni disegnati, appare da subito lontano da quello che in quegli stessi anni era lo stile impressionista di Monet, suo amico e coetaneo.

Al contrario delle visioni di luce e colore di Monet, che lo stesso artista definiva scherzosamente “solo un occhio”, spiegando così il limite di una pittura che cercava solo l’impressione che la realtà ha sul nostro sentire e che non si interessava poi tanto della costruzione del dipinto, a Cézanne stava a cuore soprattutto la reinterpretazione del mondo tridimensionale in un quadro pur sempre bidimensionale.
Ma come quasi sempre accade ai pionieri di uno stile diverso egli non ebbe successo agli inizi, nonostante fosse subito riconosciuto da giovani artisti come Picasso e Braque come una delle figure più importanti di tutta la storia della pittura recente.

Paul Cézanne nacque ad Aix-en-Provence il 19 gennaio 1839. Il suo cognome forse rivela le lontane origini italiane dell’artista: deriverebbe, infatti, dal nome del paese di Cesana (TO), località delle Alpi Occidentali dove abitavano i suoi antenati prima di emigrare per svolgere il mestiere di cappellai.
Nel 1858 si iscrisse a giurisprudenza, accorgendosi però di non essere portato verso tali studi. Decise, quindi, di frequentare la scuola di Belle Arti ad Aix-en-Provence. Si recò successivamente a Parigi (1861) dove frequentò l’Académie Suisse; qui conobbe Camille Pissarro, Pierre-Auguste Renoir, Claude Monet, Alfred Sisley e Frédéric Bazille.
Ogni anno Cézanne presentava un dipinto al Salon1 ed ogni volta subiva una bocciatura; con la sola eccezione del 1882 quando una sua opera venne finalmente accettata.
Ma che cosa lo rendeva sgradito tanto da essere giudicato “infantile” nel suo modo di rappresentare?
Certamente non fu facile imporre una visione della realtà così volutamente discontinua e posta razionalmente in diversi piani dello spazio: per di più il contorno degli oggetti non era prima disegnato ma veniva definito da Cèzanne con un semplice degradare di sfumature di colore.
Non è un caso, infatti che egli preferisse la scuola tonale veneziana alla pittura prospettica fiorentina del primo Rinascimento.
Su consiglio di Pissarro si trasferì a Pontoise e poi ad Auvers per tornare, nel 1874, a Parigi.
Questi anni furono fondamentali per il pittore; infatti, grazie alla vicinanza di Pissarro, si avvicinò alla pittura di paesaggio cara allo stile impressionista. Partecipò alla prima e terza mostra degli impressionisti, ma, in entrambe le occasioni, le sue opere furono stroncate dai critici.
Il distacco dalla visione impressionista della realtà fu, così, inevitabile e segnò l’inizio di un nuovo stile pittorico più attento alla struttura dello spazio ed ai volumi degli oggetti.

1 Il Salon fu un’esposizione periodica di pittura e scultura al Louvre di Parigi. Ebbe inizio nel 1667 e durò, con alterne vicende, fino al XIX secolo. Una giuria decideva l’ammissione degli artisti in base a canoni accademici. Contro questa rigidità alcuni artisti opposero azioni clamorose, come gli Impressionisti che dettero vita, nel 1863, al Salon des Refusés (Salon dei Rifiutati).