L’arte di confortare…anche se stessi!

Di momenti difficili se ne ricordano tanti. Basta un momento di solitudine con se stessi per vedere accavallare, come pellicole di vecchi fotogrammi, immagini, sensazioni, colori che ci riportano al di là dal tempo, quando una forte emozione, che potremmo chiamare semplicemente “tristezza”, si è combinata, in chissà quale occasione, con la percezione di piccoli o grandi dolori. Così come, in tanti altri istanti, il volto rigato dalle lacrime o segnato dallo sconforto in persone a noi care ha acceso, quasi inspiegabilmente, anche in noi la medesima sensazione portandoci a respirare il medesimo profumo.

Come se la tristezza o la cupezza si respirassero.
Pensare alle difficoltà della vita e ai suoi dolori mette in gioco emozioni personali decisamente molto forti, di quella stessa forza con la quale si caricano le grandi gioie o le intense passioni. Come fossero i due volti della stessa medaglia, tutti i sentimenti, quando estremi perché troppo intensi o perché durano a lungo, rischiano di diventare un anello debole nella catena del nostro benessere psicologico.
Sfatiamo un luogo comune: non solo i dolori estremi, ma anche le grandi passionalità senza controllo conducono allo stesso grande “mare”, quello dell’instabilità personale. In fondo, basterebbe guardare al passato, magari con la logica del poi, per notare come una sofferenza o un grande dolore, possono veramente rendere più forti, più sicuri, possono quasi “temprare l’anima”…
Come è facile intuire, la questione non riguarda il giudizio che diamo ai nostri accadimenti: la gioia è positiva, il dolore no… Spesso anche nella vita emotiva quello che fa la differenza è come ogni pianto ed ogni riso vengono vissuti. Anche un dolore può diventare prezioso come una giornata di lustri e risa un momento vuoto e cancellabile dall’oblio.
In fondo, dolori e gioie devono vivere di equilibri: è la qualità del rapporto tra le emozioni positive e quelle negative a determinare quanto armonica sia la nostra vita personale, non di certo il maggior numero di gioie o dolori provati.
Sembra quasi che in tutte le situazioni che la vita ci porta, l’occhio vigile debba andare proiettato proprio verso la qualità del nostro modo di “sentire” la vita stessa. Se l’eccesso di risa banalizza e il dolore cieco distrugge… controllare questi stravolgimenti emotivi potrebbe diventare l’unico antidoto alla felicità.
Ma… come si fa? Come si possono “controllare” le emozioni? Com’è possibile bilanciare l’ago di questa capricciosa bilancia? Beh, probabilmente stiamo parlando di un “lavoro a tempo pieno”, è vero, in quanto comprendere cosa ci capita, cosa sentiamo, quanto ci “prende” una situazione impegna molto i nostri sforzi e le nostre energie… ma niente di più soddisfacente! Di certo non sarà per nulla facile, ma i tesori di questa scoperta si apprezzano presto, anche nella vita di tutti i giorni. Il saper riconoscere quando un’emozione è molto intensa e prolungata, quando la tristezza, la preoccupazione o la collera si espandono pericolosamente può veramente riqualificare la nostra vita o, per lo meno, farci sorridere di più.
E se non ce la si fa? Esiste una dote importante per l’uomo che può venire in aiuto, come un esercito di soldati, quando la battaglia si fa dura: l’arte di confortare e tranquillizzare se stessi. Molti teorici la considerano uno degli strumenti psichici più essenziali, una capacità fondamentale per la vita. “Confortare” significa accogliersi, ed accogliere gli sforzi che si fanno per “conoscersi”, per vincere le proprie incertezze, per amarsi di più.
Guardate come ci si comporta quando ci si accosta all’altro, magari per fare sentire il proprio calore, la propria vicinanza, quando questo cade preda dello sconforto. Quante volte piccoli gesti recuperano situazioni difficili… E allora, perché non attuare la medesima modalità quando chi ha bisogno di una parola di conforto o un gesto di incitazione siamo proprio noi? Della efficacia di quei semplici gesti siamo convinti un po’ tutti… dovremmo solo imparare che la prima pacca sulla spalla, un caldo incitamento, quando serve, ce lo si deve dare da sé. Questo pare essere uno dei più preziosi consigli per diventare meno vulnerabili alle tempeste scatenate dal nostro piano emotivo. Che valga la pena tentare?