Le immagini dentro la mente: un filo tra ricordi e ispirazioni

Ci siamo mai chiesti quante sollecitazioni giungano al nostro occhio e, successivamente, alla nostra mente nell’arco di pochi secondi? Le ricerche scientifiche confermano grandi numeri. Migliaia di informazioni, milioni di immagini e input giungono a noi dai diversi organi sensoriali e ci permettono di divenire parte integrante del mondo, esseri “vivi”, capaci di entrare in relazione con noi stessi, con gli altri, con tutto ciò che ci circonda. Vista, udito, olfatto, gusto, tatto ci fanno sentire parte dell’universo, ci permettono di integrarci meglio con l’ambiente esterno ma, al contempo, rendono possibile l’affascinante costruzione, paziente e graduale, di quell’immagine di noi che vive nella nostra stessa mente, che ci qualifica e ci riconosce in qualità, risorse, virtù e, perché no, difetti e limiti.
Ciò che siamo, e forse anche ciò che crediamo di essere, emerge pian piano da tutta un’ampia serie di esperienze che, giorno dopo giorno, ci disegna:

sono queste esperienze a convincerci di alcune cose e a disilluderci su altre; ci mostriamo più avventurosi se ci hanno insegnato a credere nelle nostre possibilità o nelle nostre risorse, meno avventati se le stesse ci sottolineano che i rischi di fallimento sono sempre dietro l’angolo; allo stesso modo sorridiamo più spesso se siamo convinti che si possano incontrare buone opportunità nell’arco della giornata o decisamente meno se, al contrario, temiamo imminenti pericoli alla nostra stessa identità.
Insomma, sembra che, esperienza dopo esperienza, la nostra mente si carichi di sensazioni o immagini “negative”, se affossano anche le intenzioni di riuscita, o “positive”, quando innalzano e rinforzano le singole possibilità di successo nella vita. E così, mentre i nostri occhi guardano verso l’esterno e registrano quegli innumerevoli dati che vengono dal mondo che ci circonda, altre tipologie di immagini si inseguono in uno schermo che appartiene alla nostra mente, uno schermo che proietta mille e più fotografie captate un po’ dai nostri stessi ricordi e un po’ da tutto un immaginario interiore che affascina ricercatori d’ogni scienza, filosofi, antropologi, teologi, neuroscienziati nonché studiosi di mitologie, simbolismi e metalinguaggi.
Questo schermo interiore ci mette al centro del mondo, così come nella descrizione che gli antichi Egizi facevano dell’uomo: da una parte la “Terra”, con i propri ricordi, i propri album e le proprie esperienze; dall’altra il “Cielo” che ispira, motore d’intuizioni, che apre al sacro, alla spiritualità, al di là di qualunque nome gli si voglia razionalmente dare. La materia che li compone non sembra essere diversa in natura: immagini nell’uno e nell’altro caso. La nostra “terra”, il nostro passato, si esprime per ricordi e questi rimandano immagini; ciò che ci fa alzare la testa verso il “cielo” ci appare nei prodotti della nostra immaginazione, creatività o intuizione: diventa sogno, ispirazione, visione o creazione onirica, diventa mito, fiaba, simbolo se guardiamo alla storia dell’intera umanità.
Nonostante la loro apparente fragilità, sono proprio le immagini che rappresentano il principale materiale per l’alchimia delle singole esperienze: la nostra stessa mente si nutre d’immagini, ed è proprio da queste che ciascuno di noi ricava l’energia che porta a crescere, a realizzare, ad evolvere. Pensare ed immaginare un risultato ci spinge a concretizzarlo, sognare e credere in ciascun sogno motiva i nostri sforzi per realizzarli. Se immagino di compiere una qualsiasi impresa, è molto probabile che la stessa immagine mi restituisca l’energia necessaria a vederla incarnare. Un po’ come secoli addietro ebbe a dire uno dei massimi esponenti della filosofia stoica, l’imperatore Marco Aurelio: «Uomo, sognati migliore e lo diventerai».
Che l’immagine abbia un gran peso nella nostra vita è quanto mai noto alla nostra epoca. Ricerche recenti, che vengono dalle più note università americane, confermano che, se supportato da immagini propositive, ciascun progetto potrebbe essere destinato al successo. Spesso a fare la differenza è proprio quella buona dose di auto-convinzione che sta nella mente di colui che vi crede, non solo nella qualità dell’idea stessa.
Questa nostra società, definita non a caso “cultura dell’immagine”, ha riconosciuto a questa un grande valore: spesso è il valore dell’economia, dell’interesse personale a definirne l’uso, ma in ugual misura ci spinge a riflettere. Ciascuno di noi, in effetti, si trova bombardato continuamente da immagini, slogan, foto, cartelloni, loghi, insegne luminose. Giorno per giorno e mai a caso. La logica della pubblicità sa bene come portare avanti i suoi interessi e, ancora, l’abitudine ad ingerire certe notizie, magari all’ora di pranzo con la televisione accesa, sta portandoci a considerare alla stessa stregua di cattivi film di fantasia tutto quello che accade nel resto del mondo. Le immagini di sofferenza, di violenza, di guerriglia o di povertà non “parlano” più, o forse si preferisce coprirle con i reality show, i teleromanzi e i videogame. Di certo anche questi rimandano immagini alla nostra mente, immagini che, allo stesso modo, suggeriscono e ispirano i nostri comportamenti, immagini che penetrano imponentemente nelle nostre case e nei nostri ambienti di vita e che non lasciano assolutamente indifferenti. A volte etichettano, ci spingono a pensare alla stessa maniera, distruggono le differenze e le individualità.
E allora una riflessione per quest’uomo posto a metà tra cielo e terra occorrerà farla: così come il corpo, anche la mente ha bisogno di nutrimento e sono proprio le immagini richiamate dagli occhi e dai ricordi il suo idoneo cibo. Più la si nutre di buoni alimenti, più questa potrà rigenerarsi costruttivamente; più la si alimenta di pasti di seconda scelta o di idee avariate e meno disposti ci si sentirà a osare e sfidare la vita. Buone letture, buone compagnie, conversazioni ricche e salutari, sani divertimenti continuano a proporsi come buoni consigli per una sana vita personale, perché non si cada nell’errore di credere che solo ciò che si vede esternamente merita di essere apprezzato. L’interiorità sa decisamente essere molto più originale.