Numero 18
Il potere delle idee: le ignote vie del "sublimnale"
Se viviamo la vita in un modo o in un altro, se crediamo in questo o in quello, se accettiamo alcune cose e ne rifiutiamo altre, se amiamo un ideale o ne contrastiamo un altro, se ci lasciamo attrarre da una cosa piuttosto che da un’altra è perché il contenuto di un’idea, di un’opinione o di un giudizio sembra essersi radicato nella nostra mente con maggiore intensità. Le esperienze, le scelte, le riflessioni personali ci portano a maturare una certa impostazione "mentale" che diventa, col tempo, un vero e proprio stile di vita e di pensiero. È in questa particolare forma che si manifesta il nostro essere unici, la nostra indiscussa soggettività, il nostro personalissimo modo di essere e di vivere.
Il pensiero potrebbe in parte definire la nostra personalità, eppure ci sarà sicuramente capitato di riflettere su quante cose ciascuno di noi si trova a pensare senza una reale consapevolezza, senza che ci siamo veramente interrogati su quanto un’idea ci appartenga, su quanto una formula linguistica nasca spontaneamente dalle nostre labbra o meno. Quante cose ci troviamo a pronunciare, o semplicemente a pensare, senza che ci siamo realmente accorti di averle accolte. L’inflazionato esempio della pubblicità ci aiuta a comprendere: ci troviamo tra i tanti scaffali del supermercato ed è solo un certo prodotto a muovere le nostre mani, non altri; parliamo con i nostri amici e le nostre parole cominciano a somigliare a slogan propagandistici facilmente individuabili. E allora, proviamo a chiederci dove si trova il confine tra le nostre reali idee, quelle che abbiamo costruito con esperienze e riflessioni personali, e quelle che sembrano esserci state addossate da messaggi o immagini stereotipate che ci tartassano quotidianamente. In fondo, di cartelloni pubblicitari, di messaggi radiofonici e di immagini televisive sono colme le nostre giornate… La domanda che ci si pone con maggiore forza è in che misura tali messaggi riescano ad influenzare quel che pensiamo, sentiamo e facciamo e, ancora, quanto peso questi abbiano realmente nella vita di tutti i giorni. Non è certo facile trovare risposte soddisfacenti a queste importanti questioni, ma è vero che, nel tentativo di rispondervi, il nostro pensiero ci riporta a quelle musiche e quegli slogan che ci sentiamo risuonare in testa come fossero incancellabili o al desiderio di comperare quel prodotto invece di un altro. Potrebbero essere conseguenze di una sorta di messaggio subliminale che accattiva la nostra mente? Ancora oggi, le ricerche lasciano il campo piuttosto incerto, è vero. Nonostante si comprenda l’esistenza della percezione subliminale, non tutti gli studi concordano sulla forza e l’ampiezza dei suoi effetti. Nessun dato inconfutabile ne prova la forza in campo pubblicitario, né è stato in qualche modo dimostrato scientificamente il loro potere, ad esempio, sulle registrazioni musicali. Eppure non sono poche le situazioni che sottolineano quanto
importanti possano diventare quegli specifici messaggi che rientrano, apparentemente, ai margini del nostro spettro mentale. Spesso sono proprio una sorta di messaggi subliminali quelli che finiscono col risuonarci in testa e che giungono a determinare successi ed insuccessi, soprattutto quando questi ci sollecitano all’azione o alla rinuncia a priori. Sempre messaggi che agiscono per vie subliminali quelli che, ripetuti continuamente, ci spingono a comportarci spesso in maniera inconsapevolmente opposta: pensiamo a chi, magari adolescente, si sente ripetere mille e più volte di studiare… Sono sempre questi messaggi che ci spingono ad "affezionarci" a certi prodotti, forse perché li si considera "di casa", a rispondere positivamente a certe domande o ad irritarci quando si usano formulazioni diverse. Non è mai facile accorgersene ma, se solo ci riflettessimo un po’, potremmo riconoscere certi pensieri latenti, che magari non dimorano nella consapevolezza, ma ci spingono a comportarci in un modo piuttosto che in un altro. Secondo il famoso psicologo americano Eric Berne, padre della riconosciuta Analisi Transazionale, sono proprio questi pensieri ormai inconsapevoli, ma penetrati nella mente dalla sottile e continua ripetizione, a costituire veri e propri "mandati" comportamentali che ci fanno sentire sicuri o insicuri, sereni o continuamente ansiosi, certi di riuscire nella vita o convinti di essere perseguitati da un destino avverso. Sembra che i messaggi fruiti in maniera non consapevole seguano percorsi decisamente meno noti all’interno della nostra mente. La ricerca neuroscientifica sta formulando interessanti teorie in tal senso, ma permane decisamente il grande enigma su questi affascinanti temi. Quello che lascia grande spazio alla riflessione, e al conseguente potere di ciascuno di noi, è la necessità di una accresciuta consapevolezza che ci restituisca la proprietà dei nostri pensieri, che renda possibile l’accensione di una sirena che ci allarmi e ci aiuti a comprendere che la nostra mente - adoperando una metafora presa in prestito dalle culture filosofiche orientali -va difesa dai tanti nemici esterni che vorrebbero sublimarla e sottometterla al loro potere.
All’uomo dei nostri giorni un monito in più: dedicare cura ed attenzione al proprio mondo interiore, alla propria mente e alle proprie opinioni, educarsi ad una ricerca coerente e decisa delle proprie idee e convinzioni perché questo "attivismo del pensiero" ci dia qualche strumento in più per una vita più matura e consapevole.