Un nuovo anno o solo un anno in più?

Il tempo avanza con ritmo, incurante dei nostri capricci: a volte vorremmo fermarlo, altre cancellarlo, altre ancora accelerarlo per anticipare un momento importante o far passare una situazione sgradevole. Non spetta a noi aggiungere un anno alla vita, per fortuna non è in nostro potere e, come dicevano gli Stoici, fa parte delle cose che non dipendono da noi. In Grecia, a guardia dello svolgersi dell’esistenza c’erano le Parche, a cui anche gli dei dovevano inchinarsi. Dare vita agli anni, al contrario, esige da noi un impegno che inizia con un atteggiamento attivo e perseverante, proprio di chi non si arrende di fronte alle difficoltà o non si addormenta quando il vento soffia a favore. Ci obbliga a non dire “ormai”, a non segnare mai una fine. Ci permette di cogliere l’opportunità di fare un bilancio della vita e verificare ciò che vale la pena portarsi dietro e ciò che è bene lasciare.

Vitalizzare il nuovo ciclo fa scegliere con coscienza il sentiero nella intricata foresta dell’esistenza.

Non c’è limite d’età per iniziare l’anno in maniera viva, decisa, ottimista. Del resto le nostre tradizioni riservano proprio agli inizi di ogni nuovo ciclo il potere di accogliere i desideri ed i propositi degli esseri umani. Da bambini scriviamo la letterina a Babbo Natale o alla Befana, perso­naggi che si affacciano al cardine tra l’anno vecchio e l’anno nuovo. Oggi, dato il materialismo imperante, spesso le aspettative riguardano il possesso di nuovi giochi o comunque beni materiali. Per fortuna c’è ancora qualcuno che sprona i piccoli a desiderare un mondo dove non esista più la guerra, la fame e la violenza.

Noi grandi, ormai disincantati, abbiamo fatto morire la speranza di un mondo più bello e più giusto e neanche più ci ricordiamo di rivolgere ad inizio anno un pensiero verso chi soffre. Ci scambiamo gli auguri, vocabolo di origine latina la cui radice sta nel verbo “augere”, crescere, ma senza attenzione non pensiamo in che cosa vogliamo crescere, verso che cosa dirigere le nostre energie. Tutto ci spinge a desiderare sempre più “cose”: una casa più grande, una macchina più potente, come anche più salute o più persone che ci vogliano bene. Cerchiamo così la felicità anche se, riflettendo, sappiamo che chi possiede tanto non per questo è felice, che chi ha la salute non l’apprezza e che il ricevere amore non appaga come invece il donarlo.

I grandi saggi d’Occidente e d’Oriente ci insegnano che la felicità risiede in ciò che perdura al di là dei cambiamenti, che la sua ricerca esige uno sforzo, un lavoro, un entrare dentro se stessi, dentro gli altri esseri umani e dentro gli avvenimenti. E’ difficile? Sì. Possiamo, però, approfittare dell’energia degli ”inizi”di questo nuovo ciclo, per non lasciare che un altro anno ancora passi e dargli invece vita con la sicurezza di chi sa che il sentiero è lungo ma esiste ed ha una meta e che soprattutto non si è soli a percorrerlo.
Scambiamoci allora gli auguri per questo 2008: che ciascuno possa muovere passi sicuri, stabili, con perseveranza e responsabilità, alimentando con entusiasmo un sentimento di armonia e di unione con gli altri esseri umani e conquistando così il proprio angolo di felicità!