Numero 14
La poesia che parla al cuore
Nell'anniversario della nascita di Hermann Hesse (1877-1962)
Che certe parole percorrano una strada preferenziale nella direzione dei sentimenti e di quel che vi ruota intorno sembra una grande verità, oltre che una comune esperienza, testimoniata, tra l’altro, dai tonfi al cuore per qualche toccante dichiarazione d’amore come dalle lunghe pause d’aria in attesa di sentir dire qualcosa, in un momento nel quale neanche respirare sembra essere la cosa semplice e naturale che era prima…
La parola trascina, cattura, affascina, incanta. Quando una segue l’altra in maniera armonica e gioviale, questa permette l’ingresso in una dimensione emotiva e sensoriale che si esprime attraverso immagini, idee e percezioni; una dimensione che apre intuizioni e angoli di pensiero che non saremmo in grado di scoprire se non trasportati da una melodia che è parola, brivido, suono, significato.
Che certe parole percorrano una strada preferenziale nella direzione dei sentimenti e di quel che vi ruota intorno sembra una grande verità, oltre che una comune esperienza, testimoniata, tra l’altro, dai tonfi al cuore per qualche toccante dichiarazione d’amore come dalle lunghe pause d’aria in attesa di sentir dire qualcosa, in un momento nel quale neanche respirare sembra essere la cosa semplice e naturale che era prima…
La parola trascina, cattura, affascina, incanta. Quando una segue l’altra in maniera armonica e gioviale, questa permette l’ingresso in una dimensione emotiva e sensoriale che si esprime attraverso immagini, idee e percezioni; una dimensione che apre intuizioni e angoli di pensiero che non saremmo in grado di scoprire se non trasportati da una melodia che è parola, brivido, suono, significato.
“Un sentimento vivo di fatti e la facoltà di esprimerli: sono queste le qualità che fanno un poeta”, diceva Goethe. Il salto nel vuoto dell’espressione del sentimento rappresenta il coronamento del processo creativo, un “salto” intenso e sofferto che non è sempre produttore di territori miti e felici… non è raro che le parole di un poeta siano struggenti, intense e sofferte ma, anche quando disperate, mantengono intatta l’anima della poesia: risuonano nell’intimità come parole d’Amore.
La poesia parla l’intimo linguaggio dell’Amore. Come ogni forma d’arte, in essa ogni riflessione è accettata come genesi di qualcos’altro; ogni parola, anche crudele, apre porte, stimola processi, muove cambiamenti. La poesia educa all’accettazione dell’infinità varietà della vita che è fatta di gioia ma anche di dolore, di sorrisi ma anche di lacrime, di cammini ma anche di soste, di campi di fiori come di alberi senza foglie. La poesia insegna a fermare il mondo, a fermare i sentimenti e a viverli così come si presentano, senza filtri, senza remore, senza paure: nella poesia la vita è la vita come la morte resta la morte. La poesia riporta dentro, in un Tempo - il Tempo che i greci affidavano a Kairos - nel quale tutte le esperienze si fondono, un tempo nel quale non si rifuggono le sensazioni pesanti o difficili, semplicemente perché si guardano - e si accettano - come parte della stessa cosa, della Vita.
L’intimità è l’ambito dal quale nasce e al quale si rivolge la poesia: dimensione ispiratrice per coloro che ne rappresentano gli esploratori, i “poeti” d’ogni tempo. È dal rapporto privilegiato con la propria intimità che sono nati i più bei sonetti, che l’uomo ha elevato la parola ad arte, che sono state trovate metafore ed allegorie che non lasciano solo nessun lettore.
Ripercorrere la successione creativa delle parole, le rime o le singole strofe trascina chi legge negli stessi meandri che ha percepito chi scrisse e, al contempo, permette di dare lustro ad importanti riflessioni o a sentimenti unici, che attestano l’immensa ricchezza dell’uomo, racchiusi, sì, in piccoli e vibranti versi poetici nascenti da quel fertile terreno che accolse le opere di Leopardi, Tagore, Hillmann, Boudelaire, Pascoli, Hesse…
A quest’ultimo un particolare omaggio, in occasione di un anniversario, il 130° dalla nascita, che verrà ampliamente ricordato lungo tutto il 2007. E quale miglior modo per conoscere un po’ più da vicino il “vegliardo di Montagnola”, come venne chiamato, che ricordare quanto scrisse, sotto forma poetica, l’artista che ha fedelmente rappresentato un’epoca di grande mutamento per la cultura mondiale ed europea. In A volte ecco cosa scrive con chiaro riferimento al lavoro poetico e al suo linguaggio:
“La mia anima vola a ritroso, al di là di millenni immemorabili,
quando l’uccello ed il vento che stormisce erano simili a me, miei fratelli.
La mia anima diventa un albero e un animale e un tessuto di nuvole.
Tramutata e straniata torna indietro e m’interroga. Come risponderle?”
In lui - ma non è il solo - la ricerca poetica sfiora i meandri della filosofia, dello spiritualismo, di un personale percorso di crescita e di evoluzione che l’artista ha abbracciato sin dal suo primo riconoscersi tale.
Hesse appartiene alla cultura letteraria europea d’inizio Novecento. Il suo nome sarà più facilmente ricollegabile al best seller che ancora oggi è il Siddharta, il romanzo col quale, almeno una volta, ci si sarà confrontati; ma già le sue prime produzioni riescono a coniugare la sete di conoscenza di una esigua ma tenace generazione che, di fronte all’ottimismo positivista e al culto materialista, ha scelto di guardare in direzioni forse scomode, ma sempre ben salde e definite.
Hesse è stato da sempre lo scrittore dell’individualità. Poco avvezzo ai giochi sociali, aveva preferito la strada dell’individuo, del singolo, di colui che, nella sua intimità e per tutta la sua vita, porta una sola, essenziale missione: quella di restare fedele a sé stesso, alla propria ricchezza interiore, a quella stella che segna il proprio cammino e lo porta ad essere ogni giorno migliore… Una missione che potremmo, ciascuno a suo modo, riconoscere come valida, attuale anche in questo primo scorcio del XXI secolo.
La sua opera si spense nell’agosto del 1962, all’età di ottantacinque anni. Il tempo trascorso non è neanche troppo lungo per dimenticare, anzi. Forse questo tempo ci costringe a riprendere posizione nei confronti di un “testamento” che non ha limiti cronologici, che appartiene all’uomo, a quel “singolo” che può veramente fare la differenza, nella sua vita come in quella dei suoi cari. Occorre solo ricordare quel che ciascuno si porta dentro. Forse una poesia…