Mondrian e l’astrattismo

Piet Mondrian può essere considerato come uno dei protagonisti di una stagione molto importante per l’arte moderna: l’inizio del XX secolo che vide il sorgere di avanguardie storiche quali il Costruttivismo, il Dadaismo, il Cubismo, tutte tendenze “non figurative”. Esse divennero i presupposti fondamentali per la nascita di una nuova corrente artistica, l’Astrattismo, di cui Mondrian, insieme con Kandinsky, fu l’esponente più importante.
Nato ad Amersfoort, in Olanda, nel 1872, si trasferì a Parigi alla fine del 1911, affascinato dall’arte di Cezanne e dalla corrente cubista. Proprio negli anni parigini l’artista cambiò il suo vero cognome, Mondriaan, in Mondrian.
Le sue pregevoli opere realizzate nel periodo precedente l’influenza del grande maestro francese erano legate alla tradizione del realismo nordico olandese, che egli aveva appreso alla scuola dell’Aja, presso lo zio pittore Frits Mondriaan.
Nella serie dedicata agli alberi, uno dei temi che si ripeterono più volte nella produzione giovanile, è evidente il percorso dell’artista verso l’astrazione. L’interesse per le linee geometriche sottolineava la struttura formale, piuttosto che i particolari come avrebbe voluto la tradizione accademica del naturalismo. I rami spogli degli alberi, ormai resi bi-dimensionali, divennero segni tracciati e vibranti che delimitavano gli spazi: le campiture di colore si susseguivano in un intreccio disegnato ed armonicamente equilibrato.
Ma da cosa nasceva l’esigenza di “astrarre” e perché Mondrian decise di produrre composizioni dove il soggetto non era più soltanto la rappresentazione di una forma naturalistica?
Già la corrente pittorica del Simbolismo, che lo aveva ispirato nella sua prima produzione, aveva avuto come tema ciò che non sempre è visibile all’occhio umano ma, al contrario, è il trascendente e l’immateriale, volutamente sintetico ed essenziale come soltanto un simbolo può essere.
Intanto Kandinsky, l’artista-teorico della corrente astratta che ebbe in comune con Mondrian l’interesse verso gli stessi temi spirituali, nel primo decennio del secolo produceva le prime composizioni con forme geometriche e colori che, in accordo tra loro, esprimevano le vibrazioni dell’universo.
Mondrian giunse ad un il simbolismo “teosofico” nel 1909 studiando i testi filosofici di H. P. Blavatskij e divenendo peraltro membro della Società Teosofica nello stesso anno. Ancor prima era stato ispirato nel 1899 da “I grandi iniziati“ di Schuré; gli studi e la conoscenza di tali opere determinarono la sua piena adesione a temi e soggetti dall’intensa spiritualità.
Ciò che condusse il grande artista a servirsi di forme astratte fu, dunque, l’esigenza di esprimere verità spirituali con l’uso della pura geometria, quasi “smaterializzando” la natura e indagandone la più profonda e simbolica struttura. Proprio in tema di simbolismo Mondrian attraversò un primo momento nel quale affrontò i concetti più complessi servendosi di chiare rappresentazioni simbolico-contemplative. Il trittico “Evoluzione”, infatti, esprime pienamente gli ideali teosofici. Le tre figure, da leggere da sinistra a destra, come suggeriscono anche i passaggi di colore, rappresentano i tre stadi che portano all’illuminazione: lo spirito terrestre, lo spirito delle stelle ed infine lo spirito divino, la figura al centro che ha gli occhi aperti, perché secondo la concezione teosofica l’illuminazione, ovvero la comprensione delle verità più profonde sull’uomo e l’universo, avviene in piena coscienza.
In un secondo momento Mondrian preferì le composizioni astratte. Definitiva fu la teorizzazione, da lui stesso scritta nel 1917 nella rivista De Stijl, del “Neo-plasticismo”, ovvero il metodo di astrazione legato a leggi matematiche, gia elaborato nell’opera “Principi di Matematica plastica” del 1916 dal teosofo Schoenmaekers.
Tale teoria si basa nella risoluzione dei principi di contraddizione e opposizione che caratterizzano l’uomo e l’intero universo, come il maschile e femminile, la luce e le tenebre. Attraverso la riduzione geometrica in orizzontale e verticale e con l’uso dei tre soli colori primari, Mondrian schematizzò le composizioni con linee e spazi geometrici rettangolari che rappresentavano appunto le dimensioni essenziali di tutto il creato. Egli giunse così ad un’arte che, superando l’Impressionismo e l’Espressionismo, correnti che fino ad allora avevano espresso il mondo esterno ed interno dell’io dell’artista, approdava ad un’espressione volutamente impersonale, raggiungendo l’armonia e l’equilibrio, valori che incarnano gli ideali di serenità e chiarezza.
“Nella realtà vitale dell’astratto - sosteneva Mondrian - l’uomo nuovo ha superato i sentimenti della nostalgia, della gioia, dell’estasi, della tristezza, dell’orrore: nell’emozione resa costante dalla bellezza, essi vengono purificati e chiarificati…”