Sport, veicolo di Pace

Fin dalla più remota antichità lo sport ha rivestito un importante ruolo di coesione sociale, di sviluppo individuale e collettivo e d’avvicinamento tra i popoli, a tal punto che non è per nulla improprio parlare di esso come di uno dei motori dell’evoluzione culturale della specie umana. Non a caso nell’antica Grecia, culla del “pensiero occidentale”, pure intriso di rilevanti ingerenze orientaleggianti, la pratica sportiva era considerata insostituibile elemento educativo per i giovani, riflettendosi anche nei rapporti tra le disparate polis, che stabilivano tregue belliche in occasione d’eventi sportivi quali le Olimpiadi.
L’“idea olimpica” richiama l’ideale della pace e della comprensione tra i popoli, anche se il movimento olimpico, nei momenti di maggiore tensione internazionale, non è mai riuscito a convincere i governi a scongiurare guerre e non ha mai avuto un potere tale da condizionare uno Stato a proposito di una guerra.
Gli e0sempi sono rappresentati dalle Olimpiadi di Mosca 1980: la Russia invase comunque l’Afganistan.
Le stesse Olimpiadi delle quali stiamo trattando, quelle di Atene 2004, sarebbero dovuto essere, nelle richieste e nell’auspicio di molti, un momento di tregua nella guerra d’Iraq, ma, com’è noto, nulla di tutto questo si è verificato.
È già importante, però, che l’evento sportivo richiami da sé il concetto di pace, facendone comunque, e al di là dei risultati concreti, un binomio strettamente connesso, perché, favorendo la reciproca conoscenza ed il contatto materiale tra popoli d’eterogenea origine, rafforza la pacifica convivenza ed il necessario spirito di collaborazione, condizioni essenziali per il comune benessere in un mondo che va sempre di più globalizzandosi.