Tra i monti Prenestini... la dea Fortuna

Sono immersa nella deliziosa lettura del libro "I favoriti della Fortuna", un volume che fa parte di una serie di romanzi storici sulla Roma Repubblicana in cui la dea Fortuna sovrintende le vicissitudini umane anche dei grandi Mario, Silla, Cesare. Fortuna, venerata e rispettata dai Romani, rappresenta il Destino con le sue incognite, ma è anche dispensatrice di favori.
In Roma aveva un grande tempio nel Foro Boario, ma il luogo in cui, da tempi immemorabili, risiede il suo santuario è Praeneste, l’odierna Palestrina. Questo luogo, da sempre, è stato meta di pellegrinaggi e di onori alla Fortuna Primigenia, colei cha dà la nascita agli dei...

Il santuario si trova su uno sperone roccioso del Monte Ginestro, tra i Monti Prenestini, ed è stato costruito rispettando i gradoni naturali del monte; la città stessa sorge e si estende rispettando le caratteristiche naturali del luogo: arroccata e terrazzata.
Il mito vuole che la fondazione di Praeneste sia dovuta a Ceculo, figlio di Vulcano e della sorella di due pastori, i Depidii. Essi chiamarono il bimbo Caeculus, per via dei suoi occhi; infatti la madre lo aveva abbandonato vicino ad un fuoco ed il suo fumo lo aveva quasi accecato. Si narra che fu a capo di una banda di pastori-briganti, ma che poi fondò la città di Praeneste.
Quando Roma diventerà grande e potente, la gens Cecilia si vanterà della sua diretta discendenza da Ceculo.
Virgilio e Catone concordano su questa versione del mito; però Tito Livio, prendendo come fonte Plutarco, Ovidio e Properzio, vuole che la città fosse stata fondata da Telegono, figlio di Ulisse e della maga Circe.

Preneste diventa ben presto importante: non dimentichiamoci che dall’alto della sua posizione geografica dominava, tra le altre, la Via Labicana e la Via Latina, e, di conseguenza, controllava il traffico commerciale che vi si svolgeva. La città è già molto importante prima della nascita di Roma e continuerà ad esserlo durante la sua espansione, ma, partigiana di Mario nella sua lotta contro Silla, sarà danneggiata quasi irrimediabilmente. Da questo momento in poi diventerà un’appendice di Roma, ma Silla restaurerà il tempio alla Fortuna Primigenia rendendogli l’antico splendore. Sarà comunque un importante centro di soggiorno delle grandi famiglie romane e degli imperatori: Orazio, Plinio il giovane, Simmaco, Augusto, Tiberio ed Adriano.
Nel 316, al tempo dell’imperatore Giuliano l’Apostata, l’atavico culto della dea Fortuna riprende vigore; verrà soppresso con gli editti di Teodosio che chiudono definitivamente l’era dei culti pagani.
Ma la magia della nostra dea e il fascino dell’architettura del suo tempio darà altri frutti... Nel 1906, il progetto vincente per la costruzione dell’Altare della Patria di Roma, è quello di Giuseppe Sacconi. L’architetto si è ispirato al tempio della Fortuna Primigenia dell’antica Praeneste.