Numero 07
Barletta, I cavalieri della disfida vivono dentro ognuno di noi…
Questo ricordo è rimasto così vivido nella mia memoria che quando penso a Barletta riaffiora immediatamente. Adesso trattengo fissa quell’immagine e, sulla scia dei racconti degli anziani, l’immaginazione mi trasporta in altri tempi…
… Intorno a me si aggirano tanti cavalieri, con le uniformi dai diversi colori, ed i loro scudieri, indaffarati attorno ai cavalli ed alle armi dei loro padroni. I suoni sono quelli di diverse lingue, lo spagnolo, il francese e il dialetto del posto. Si stanno tutti preparando per la grande sfida.
In questi luoghi teatro di accordi segreti per la spartizione di Puglia, Campania, Abruzzi e Calabria, Barletta è proprio l’epicentro dei tanti scontri tra Francesi e Spagnoli.
È stato ieri sera che i cavalieri spagnoli, finalmente vincitori di una delle tante scaramucce, hanno preso prigionieri numerosi cavalieri francesi; addirittura tra di loro c’è Monsieur De La Motte.
Nella cantina del palazzo di una nobile famiglia locale, sfrattata per insediarvi il loro quartier generale, hanno organizzato un banchetto a cui erano stati invitati anche i prigionieri francesi.
Che tempi! L’onore ed il rispetto tra vinti e vincitori erano ancora salvi!
Mentre si parla di fatti d’arme nella Cantina del Sole o Osteria del Veleno (così vuole la tradizione), La Motte accusa di codardia gli Italiani. Inigo Lopez y Ayala, prode condottiero spagnolo, difende con veemenza i suoi alleati italiani tanto che lancia una sfida agli accusatori. La notizia si sparge come un fulmine e il guanto viene raccolto dal nobile capitano di ventura Ettore Fieramosca da Capua. È il 15 gennaio 1503.
Dall’indomani iniziano i preparativi per la grande sfida. Fieramosca e La Motte si scambiano lettere per predisporre i dettagli: saranno versate cento corone per il riscatto dei prigionieri; il numero degli sfidanti è fissato in tredici cavalieri con due ostaggi per parte; i testimoni sono quattro giudici e sedici cavalieri; il campo di battaglia sarà in territorio neutro, la Contrada Sant’Elia, tra Andria e Corato, territorio appartenente a Trani che è sotto la giurisdizione di Venezia. Il 13 febbraio è la data fissata per la sfida.
… Ecco gli schieramenti pronti ad entrare in duello. La compagine italiana è formata dai più validi e coraggiosi cavalieri italiani scelti da Prospero e Fabrizio Colonna. Alla loro testa, Ettore Fieramosca, fiero ed austero; secondo l’antica tradizione riceve ed indossa sulle armi un simbolo da una dama: è una sciarpa azzurra, dono di Isabella d’Aragona. I cavalieri tutti, dopo il discorso del loro comandante, all’unisono giurano di difendere il proprio onore e quello della loro terra a costo della vita. Mantengono fede al loro giuramento sconfiggendo, nel primo pomeriggio, l’arroganza dei Francesi.
Fieramosca dà prova della sua lealtà al codice cavalleresco: non finisce il suo avversario, che è stato disarcionato, ma scende da cavallo e combatte a piedi, come lui, fino ad infliggergli il colpo di grazia.
Grande è la gioia di tutta la città: oltre a fuochi e feste si porta in processione la Madonna dell’Assunta, alla quale tutti avevano rivolto una preghiera per la salvezza dei loro eroi: è chiamata la Madonna della Sfida. Troneggia ancora oggi all’interno della cattedrale dove fu collocata fin dal 1300.
Nel porto, stracolmo di navi mercantili, si fanno fuochi; al vicino mercato, tra la folla si distinguono i nobili di Barletta e grandi personaggi ed inviati di Venezia, di Trieste, di Ragusa, i commessi di Piero de’ Medici ed i mercanti di ogni regione. È il popolo italiano unito da questa vittoria, che festeggia non solo i suoi eroi, ma il sogno di uno Stato unito e libero da tutti gli invasori stranieri: sì, un sogno che profuma di virtù che primeggia sui meschini interessi.
Questi tredici prodi cavalieri hanno trovato il coraggio per combattere in nome dell’onore oltraggiato; hanno riscoperto cosa è la dedizione verso la propria terra ed il suo popolo, il coraggio di difenderla e di difendere i propri fratelli, il sacrificio della propria vita in nome di altri. È l’ideale di Patria, sogno, allora; oggi, realtà che, purtroppo, a volte disdegniamo non sentendoci parte di essa.
Quante altre virtù emergono da questo piccolo episodio della nostra Storia, virtù che sono dentro ognuno di noi: lealtà, generosità, vittoria...