INDIA: La Bhagavad Gita

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Il laboratorio filosofico a Nuova Acropoli

“INDIA: La Bhagavad Gita”

 

Questa volta vi racconteremo come nel Laboratorio Filosofico di Nuova Acropoli abbiamo rappresentato concetti di Filosofia Indiana attraverso brevi scenette ambientate ai giorni nostri.

Fonte di ispirazione è stata La Bhagavad Gita, testo sacro dell’Induismo di difficile datazione, ricco di poesia e di metafore, e breve capitolo di un avvincente poema epico Il Mahabaratha, lungo 7 volte l’Iliade e l’Odissea messe insieme.

La trama racconta di un giovane principe guerriero che chiede aiuto al suo Maestro in un momento di crisi: è confuso, ha difficoltà a decidere tra le diverse opzioni che gli si presentano e non sa discernere il giusto dall’ingiusto.

Il Maestro non gli dirà cosa fare, ma gli ricorderà chi è, a quale lignaggio appartiene, e che non può fuggire, né demoralizzarsi: non gli si addicono viltà, ipocrisia, egoismo, pigrizia, pregiudizio, superbia, noia e collera, perché è un principe guerriero e non può fuggire dalla lotta combattuta per cause nobili.

È la metafora della battaglia interiore che ogni idealista vive quando le circostanze della vita gli prospettano strade comode ed in discesa, che gli fanno dimenticare la sua nobiltà d’animo, il voler appartenere ad un lignaggio di uomini coerenti, aspiranti filosofi alla ricerca di autenticità.

Questa volta vi proponiamo alcune scenette ispirate al capitolo 3 della Bhagavad Gita, intitolato “Il segreto dell’azione”, tanto perché vogliono farci credere che questi indù hanno la testa fra le nuvole…

Alla prossima!

 

 

Ecco le tre simpatiche scenette


Dopo alcuni anni dalla laurea, due medici si incontrano ad un congresso di medicina.

A. Che piacere incontrarti, come stai? Che fai di bello?

B. Sto bene grazie. Sono un chirurgo plastico ormai affermato, posso dire di avere raggiunto il mio obiettivo. Lavoro in una clinica famosa, con una clientela selezionata. Si rivolgono a me personaggi famosi, dello spettacolo e non solo; li rimetto a nuovo… e pagano bene. Sai, per certe cose sono un mago! E tu che fai?

A. Anche io sono soddisfatto del mio lavoro. Amo la mia professione, lavoro in ospedale.

B. Sì, sì, ho sentito parlare di te un po’ di tempo fa. Mi hanno detto che eri partito per una missione di aiuto internazionale in cui, addirittura, hai lavorato gratuitamente durante le tue ferie per aiutare non mi ricordo più chi né dove... È vero? Ma chi te lo fa fare… io proprio non ti capisco, sei sempre stato un gran sognatore!... Abbiamo studiato tanto, fatto sacrifici, per che cosa?

A. Sai, a me come a te, la natura ha fatto un dono, ci ha dato intelligenza, risorse economiche e la capacità di saper usare con abilità il bisturi; entrambi mettiamo a disposizione le nostre capacità, chi con uno scopo, chi con un altro. Sai, apparentemente sacrifico il mio tempo e le mie energie senza trarne guadagno, ma ti assicuro che ne traggo una gioia profonda, più di molte ricchezze! E imparo molto da queste persone, da queste nuove realtà che conosco. E amo ancora di più il mio lavoro anche per questo, per le meravigliose opportunità che mi dà, soprattutto di crescere dentro, di aprire la mia mente ed il mio cuore. Dovresti provare anche tu, sono sicuro che capiresti, che saresti molto contento di farlo.


… È degno di stima colui che concentra il suo pensiero nella retta azione e compie la sua missione nel mondo. Pertanto, realizza l’opera che ti corrisponde, quella per la quale sei più adatto; fai tutto nel miglior modo possibile, che non ti peserà. Gli uomini si legano alle azioni che compiono con brama di guadagno o di ricompensa. Attaccati al desiderio, devono lavorare come schiavi fino a raggiungere l’emancipazione. Però, tu non cadere nella stessa pazzia, oh, Arjuna, ed esegui le tue azioni solamente per dovere verso il tuo Io interiore. … … Ricorda, oh, Arjuna, che se l’ignorante agisce per l’interesse della ricompensa, il saggio deve lavorare per il bene dell’umanità e non per l’attaccamento ai beni temporali…

(da Bhagavad Gita - cap. 3 – Il segreto dell’azione)

 


In ufficio, tra colleghi

A. Incredibile quello che hanno detto ieri al TG, è uno scandalo, questa Politica, tutti dei ladri, gli farei vedere io cosa farei, se comandassi io!

B. Oh ciao! Ha chiamato due volte quella Signora della settimana scorsa, per quella pratica di rimborso. Alla fine mi sono permesso di completarla io, non credevo venissi, oggi.

A. Ah sì, che scocciatura! Ma guarda che c’ero, bastava che mi cercassi al cellulare, stavo qui sotto, al bar…


“Colui che vive in questo mondo d’azione e la rifugge, colui che approfittando dei frutti dell’azione del mondo rifiuta di dare la sua parte d’attività, deve vergognarsi di vivere. Colui che approfitta dei risultati dell’azione degli altri senza dare niente in cambio, si comporta da ladro. Però è saggio colui che compie la sua opera con perfezione, sempre che non desideri i frutti dell’azione e sia costantemente occupato nella coscienza del suo vero essere.”

 


Venerdì sera al bar, tra amici

A. Allora, ragazzi, per domenica prossima ho da proporvi una piacevolissima escursione in montagna, percorreremo un sentiero molto bello che ci porterà in vetta in meno di due ore: da lì potremo ammirare una vista spettacolare. Siete pronti?

B. Non lo so, l’altra volta abbiamo camminato due ore, e poi il rifugio era chiuso, ed il cielo era anche nuvoloso, per cui non abbiamo visto nulla …. E poi fa caaaldo!

A. Dai sei sempre il solito, per te ogni piccolo imprevisto è un dramma, ma dimmi, quante fotografie hai scattato durante la scorsa camminata? Non mi pare proprio che tu sia tornato insoddisfatto!... Non ricordi quanti animali abbiamo visto? Camosci, scoiattoli … sembrava un sogno … Come mai adesso parli così?

B. Perché è una gran fatica, un impegno … Io voglio stare tranquillo, sono stanco …

A. Fai come vuoi, però ricordati che se vuoi vedere un bel panorama, devi salire, che solo provandoti potrai capire quali sono davvero le tue potenzialità, e che se non guardi mai verso l’alto, non potrai vedere il cielo, il sole, le stelle, ma osserverai soltanto la punta delle tue scarpe. Sì, riposerai, starai tranquillo, ma è proprio quello che vuoi?


“L’azione è preferibile all’inazione, ed il lavoro all’ozio. L’azione da vigore alla mente ed al corpo, prolunga e nobilita la vita. L’ozio debilita la mente e il corpo, accorcia e degrada la vita. L’inerzia, d’indole tenebrosa, lega con i lacci dell’ignoranza, della caparbietà, dell’apatia e dell’indolenza, e muove la rinascita per l’ansia di soddisfare grossolani appetiti. L’Armonia, luminosa ed immacolata, lega con aneliti di saggezza e di felicità e muove la rinascita con il desiderio di conoscenza e comprensione.”


Maria Sole Pomara