Numero 24
Concorso di poesia: "Continuiamo a sognare, continuiamo a costruire"
Concorso Nazionale di poesia
“Continuiamo a sognare, continuiamo a costruire”
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Il museo civico Basilio Cascella ha ospitato la cerimonia di premiazione della prima edizione del Concorso Nazionale di poesia “Continuiamo a sognare, continuiamo a costruire”, bandito in occasione della IX Giornata Mondiale della Filosofia, con il patrocinio della Provincia del Comune di Pescara. Il concorso ha visto la partecipazione di molti poeti in erba, dal momento che era rivolto a giovani di età compresa tra i 16 e i 25 anni. |
Ma cosa spinge i giovani a cimentarsi nella poesia? Antonella Leone, 21enne barese, prima classificata al concorso, ce lo ha spiegato nel suo brano... |
"I Cercatori di Conchiglie"
Eccolo lì il poeta che cammina per strada a testa alta e a passo lento. Osserva la città, le persone che camminano a testa bassa e a passo veloce.
È vestito di ricordi, profuma di malinconia e ha una lacrima appesa sul viso come quella sul viso di Pierrot, come una goccia di rugiada aggrappata a una foglia: ricordo di una pioggia passata e specchio in cui sorride il sole appena tornato. A volte porta un cappello in testa per far stare al caldo i ricordi, tenerli al sicuro e non farli volare dall’alito del vento.
Con gli occhi fotografa la strada: il marciapiede rotto, le foglie che colorano il grigio asfalto, le macchine in fila, il povero seduto per terra che chiede l’elemosina, gli alberi consumati dal freddo.
Poi si sofferma sui volti delle persone che gli passano accanto. A destra c’è un signore. Corre. Ha una valigia con sé. La stringe forte. Cammina con gli occhi bassi. Borbotta. Pensa al lavoro. O forse alla famiglia. A sinistra c’è una donna. Sembra giovane ma non lo è. Ha gli occhi a mandorla. Sembra cinese m a non lo è. Ha il viso tirato, gonfiato dal botulino. Si droga di giovinezza. Il poeta guarda la donna con disprezzo, quella donna ha avuto il coraggio di cancellare le sue rughe, scrigni di sorrisi e di lacrime. Il poeta gira la testa e pensa in silenzio: - Siamo fragili.-
Continua a camminare. Vede un ragazzo e una ragazza. Indossano con orgoglio magliette e jeans di famosi stilisti: sembrano cartelloni pubblicitari ambulanti. Nota un particolare più importante: si stringono la mano e si scambiano dolci parole. Allora esclama: -Almeno si amano!-
Mentre cammina vede un bambino. I loro occhi si incontrano, sorride il poeta. Sorride il bambino, c’è tutta la meraviglia del mondo nei suoi occhi, ha gli occhi puri, non ancora inquinati da un mondo troppo complicato, troppo tecnologico, un mondo di apparenze, un mondo infelice. Il poeta gli accarezza la testa e v a via.
Ritorna a casa il poeta. Sente il bisogno impellente di scrivere. Prende foglio e penna e si isola dal mondo. Accarezza la pagina e comincia a scri vere. Allora si libera. Con la poesia dipinge quadri di emozioni, come un pittore impressio nista cattura sulla tela ogni sfumatura delle sue emozioni: a volte utilizza tinte forti per parlare del suo dolore, altre volte tinte chiare per parlare di speranza, di momenti felici, altre volte ancora si diverte ad accostare i colori più disparati mostr ando la sua estrema e audace originalità.
Oggi noi giovani “poeti” siamo quei ragazzi che hanno ancora il coraggio di mostrare con la poesia il corpo nudo della nostra anima che si purifica nel mare bianco di una pagina, lì si distende e fiera mostra la nuda pelle dei sentimenti. Non ci nascondiamo dietro allo schermo di un computer o di un telefonino per parlar di n oi, non mascheriamo il nostro Io più profondo. Preferiamo non utilizzare un linguaggio abbreviato, tipico dei messaggi. A noi piace la musicalità delle parole e non un suono strozzato e consonantico.
Oggi le poesie di noi ragazzi sono come le conchiglie disseminate nella sabbia. Ci sono ma non ti accorgi subito della loro esistenza. Alcuni ci camminano sopra senza vederle. Altri cercano nella sabbia e le raccolgono, ci appoggiano l’orecchio e sentono la voce nascosta del mare che canta, si lamenta. I cercatori di conchiglie rimangono affascinati da quel mondo nascosto ma così profondo, così sincero che quasi commuove.
Il giorno della premiazione è stato un giorno molto intenso per me. Quel giorno, in quella stanza si respirava l’odore piacevole dell’arte, in quella stanza c’erano persone che amavano l’arte, tutti ci guardavamo negli occhi, nel profondo. Noi ragazzi, noi giovani “poeti” eravamo tutti seduti vicini, forse eravamo un po’ troppo silenziosi ma parlavano per noi le nostre poesie. Le nostre poesie erano la nostra voce.
Quella sera ci hanno ascoltato, ci siamo guardati nel cuore, ci siamo ascoltati. Voglio un mondo di cercatori di conchiglie.
La poesia di Antonella, “Ho steso i sogni al sole”, ha catturato all’unanimità l’attenzione della giuria, composta dal giornalista Generoso D’Agnese, il compositore e noto cabarettista Germano d’Aurelio, la giornalista e autrice Cristina Mosca, l’insegnante e poetessa Elisabetta Merlonetti Mastromattei e la direttrice di Nuova Acropoli - Pescara Diana Narcisi.
Motivazione della giuria: l’opera vincitrice trasmette al lettore sensazioni delicate, sottolineate da un ritmo di scrittura molto musicale. La costruzione dell’impianto poetico si rivela armonico e ricco di sfumature, che permettono di assaporarne la profondità del messaggio attraverso la leggerezza delle frasi. Ai versi profondi e densi di significato si alternano lievi allegorie in cui l’animo del poeta ci offre segni indelebili del prezioso senso della vita: “la speranza”.
Ho steso i sogni al sole.
Sono bagnati di lacrime e di sudore.
Ho ricucito gli strappi con toppe di stelle e di fiori e ho ricamato sopra perle colorate. Ogni tanto prendo i sogni tra le mani e li addobbo di speranza come si riveste di luci un albero di Natale. Poi li indosso di nuovo: E continuo a sognare. E continuo a costruire. |
Antonella Leone, 1^ classificata |
Secondo classificato, Mattia Musa, di Città Sant’Angelo (Pescara), con la sua poesia “L’immenso". La giuria sostiene che sia «un componimento breve per un’emozione immensa. La poesia racchiude pochi frammenti, l’essenza dell’immagine onirica consegnata al di là del tempo e dello spazio. L’attimo e l’infinito convivono in una dimensione parallela ai due estremi di un filo teso attraversato dalla parola. Il poeta ha dato, egregiamente, pennellate d’azzurro nella indiscussa credibilità dell’Eterno.»
In un mare asciugato Dove il silenzio parla Il sole ci illude: La vita non muore E l’immenso esiste |
Martina Giansante, mensione speciale, |
Infine, Andrea Timpanaro, di Muggiò (Mi), e Valeria Aiello, di Pescara, si sono aggiudicati il terzo posto ex aequo. Il primo, al quale Nuova Acropoli di Milano ha avuto l’onore di assegnare la targa-premio, ha incantato la giuria con "Senza di lei". «Strofe sostenute da un dettato poetico prorompente. Amore immenso e passione ardente, alimentati giorno dopo giorno tanto intensamente da fissare, nel decorso del tempo, gli eventi e riuscire a rendere quasi palpabile… “il sogno”.»
E riscopro col sorger di quèl buio notturno l’amòr mosso dal cuòr dei Suoi occhi sì immensi, principio d’essenza e di sensi or’assenti, miei amanti di ieri come astri celesti. Scruto ancor’oggi la volta lassù e neppure stanotte quel velo che porta a cercarLa rischiara le nubi del tempo passato, lasciando Luna, la mia musa per sempre, alla mente che invoca il Suo sogno sognato. Probabilmente l’unica donna che amerò fino all’ultimo istante d’ebbrezza vissuto… in me, il ricordo di quella tenera luce capace di schiarire le vie tetre e lontane in cui l’anima perdeva se stessa, vagando al vento, nella sol Sua ricerca. È la passione che chiama il poeta a prender coscienza di cosa davvero ci fosse in quel dolce riflesso: una bionda realtà che illuminava la vita di chi ne era privo, donando fuochi d’un tratto accesi nel fondo di quell’essèr più vero. Quel verde sprigionava purezza sconosciuta e intima, nascosta dal manto d’inverno che coglie l’attimo di una nevicata spontanea per far brillare ulteriormente una simile Dea; e attorno a quell’Angelo, l’aleggiar di una tenera cornice aurea intenta a svelar il mistero che ancòr La muoveva, facendo innamorar e stringer il core di colui che ha prima pianto e che pensandoLa, adesso muore. |
Andrea Timpanaro, 3^ classificato |
È duro essere consci d’aver sfiorato, respirato, visto passare un sogno…
È vero, a volte, viverlo non dà ciò che si sente ad averlo accanto, a fianco, ad un passo dal cuore…
Valeria Aiello, invece, ha affascinato con la sua “La strada dei sogni”, poiché i suoi «versi armoniosi si dipanano attraverso la musicalità di vocaboli ben strutturati. La strada dei sogni canta un amore vero, felice di camminare incontro al mondo e di affrontare il cammino impervio con la speranza nel cuore. L’immagine fresca regala una tela poetica di grande effetto.»
È lì che camminiamo tutti con i piedi per terra e le ali sulle spalle. Qui s’incontrano i sogni ed è qui che ti ho trovato. I sogni si aspettano e si rincorrono, io mentre inseguivo il mio ti ho scorto in lontananza brillavi al buio del mio cuore e felice ti ho aspettato. È per la strada dei sogni che insieme camminiamo e viviamo per trovarci per perderci bastano le altre infinite strade del mondo. Fogli bianchi e colori a cera sparsi per terra. Un bambino con le dita colorate barcolla, cade e ride. Nella strada dei sogni non c’è tempo per piangere. Tra i fogli bianchi a terra, foglie di un autunno odoroso, scriviamo i nostri sogni per non dimenticarli. E tra quelli ho inciso il tuo nome per trovarlo quando anche il cuore mi tradiva. Qui torniamo quando il mondo crudele traditore e beffardo ci lascia cadere e ci deride e ci chiede di dimenticare le nostre foglie d’autunno. Lì le persone si vestono di veri sorrisi e stringono al loro cuore quel foglio. Sulla strada dei sogni ho lasciato le mie impronte per trovarle sempre vicine alle tue. |
Valeria Aiello 3^ classificata ex aequo |
Menzioni speciali sono state attribuite ad altri componimenti, tra cui “Nel mio castello” di Martina Giansante, di Cappelle sul Tavo (Pescara), poiché « l’impianto poetico si fa tutt’uno con l’allegoria costruttiva disegnando un percorso incentrato sul progetto. Un sogno sveglio, come definito dal poeta, che invita a cogliere l’energia racchiusa in ogni pensiero e a trasformare ogni attimo nell’opportunità del divenire. Farsi grande insieme ai sogni.»
Come in ogni concorso, esiste una classifica, certo, ma parole di stima vanno rivolte a tutti i partecipanti, poiché hanno regalato poesie genuine, ricche di sensibilità e di profonde riflessioni verso se stessi e il mondo. Come ha precisato in questa occasione l’assessore comunale alla cultura Elena Seller, è importante dare voce ai più intimi aneliti delle nuove generazioni, incoraggiandole alla costruzione del futuro con la speranza e lo slancio propri dell’età giovanile.
Ho un’energia ignota
che mi scorre dentro
come un sogno sveglio
Sento che potrei spiccare il volo
Correre verso le montagne
spandermi su esse
asciugare l’intero oceano,
l’intero cielo solcare
Perché se guardo la luna
se scorro i suoi colori
trovo un sogno, un’ala sconfinata:
sei tu
tu sei la cima
tu sei l’ultimo albero
l’ultima stella
il mio sogno sveglio
E so che troverò la scala giusta
l’ala più grande per salire fino a te
Nel mio castello sarai sempre la stanza più bella
nel mio cuore la goccia più brillante
del mio sogno sveglio il volto vero