Che cosa vogliono i giovani?

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Che cosa vogliono i giovani?


Vi proponiamo un passaggio di una delle numerose conferenze della Direttrice Internazionale di Nuova Acropoli Delia Steinberg Guzman, che ben si inserisce nel tema portante di questo numero: i giovani.

Questa è la parte finale del suo intervento.

Dopo che ha definito la gioventù come uno stato molto speciale della vita, nel quale si risvegliano all’improvviso le realtà interiori, emozionali, intellettuali, fisiche e psicologiche la nostra relatrice afferma che il giovane si trova con una personalità nuova e proprio per questo instabile, insicura ed inquieta.

Da lì deriva l’angoscia propria dei giovani, un’angoscia “naturale” che spesso oggi risulta meno naturale e più opprimente, perché ad essa si sommano le problematiche del mondo circostante. E’ proprio, infatti, in questa tappa della vita che si acquisisce consapevolezza dell’intorno e nascono aspettative per il futuro.


Che cosa vogliono i giovani?

Quando, tempo fa, si facevano sondaggi tra i giovani sugli aspetti che destavano in loro maggior interesse, risultavano ai primi posti i valori estetici, i valori morali, le necessità metafisiche e le preoccupazioni religiose.

Ora risultano ai primi posti il benessere personale, il denaro, l’amore e poi qualche questione più astratta, ma prevale sempre la sicurezza, la tranquillità, il benessere.

Realmente i giovani sentono così, o invece sono spinti a sentire ed a pensare in questa maniera?

Bisogna domandarsi se realmente i grandi sogni della gioventù sono scomparsi.

Crediamo di no, però costa molto farli emergere e costa molto far confessare ad un giovane quali siano i suoi grandi sogni, tanto che anche gli esperti delle statistiche affermano che i giovani non sono soliti rispondere la verità.

Noi siamo inclini a pensare che i grandi sogni esistano, però bisogna saperli trovare.

Sono sogni che eliminerebbero poco a poco l’angoscia, ma per farlo devono convertirsi in realtà. Non c’è nessun giovane che, nel fisico, non goda della bellezza.

Non c’è ugualmente nessun giovane che rifiuti l’armonia né il buon gusto. Quando li rifiuta è per protesta e non perché non ami l’estetico, il bello, il gradevole, il piacevole.

Tutti i giovani amano la salute ed amano il sentirsi forti, ma tuttavia disprezzano la salute, attentano ad essa e distruggono il proprio corpo spinti dall’idea che alla fine ed all’inizio della vita non ci sia nulla.

I giovani possono negarlo esteriormente, però tutti hanno nel fondo sentimenti puri e nobili. A nessuno piacciono i sentimenti instabili, ciò che oggi è ma domani non sarà, né ciò che ci mantiene sempre afflitti, angosciati ed inquieti. Tutti i giovani sognano l’eternità.

Ogni giovane ha in un posto privilegiato il concetto di Amore, anche se non lo vuole confessare.

Ha sogni puliti, puri, brillanti e meravigliosi, anche se non lo vuole riconoscere.

L’anarchia ed il disordine esistono, però sono forme dell’angoscia.

Non c’è nessun giovane che, nell’intellettuale, non ricerchi la saggezza. L’inquietudine, il desiderio di ricerca, conoscere ogni volta più cose, è proprio della gioventù. E’ come un’ansietà incontenibile di penetrare in tutti i segreti del mondo.

Il giovane vuole sapere, però questo è difficile, perché a volte bisogna iniziare con il togliere veli, cancellare l’ignoranza ed accendere torce in mezzo all’oscurità.

A volte bisogna scoprire che la scienza non solo distrugge, ma anche costruisce, che la ricerca ci avvicina alle leggi più intime della Natura, che la scienza-finzione non basta per riempire tutte le nostre ore, se non che ci sono autentiche leggi che possiamo conoscere senza cadere in finzioni. A volte bisogna distruggere falsi concetti e scoprire tutta la bellezza che c’è nell’arte, con autentici messaggi, e disprezzare queste altre farse che bisogna accettare perché è la moda a farlo.

A volte è necessario dimostrare al giovane che non è che sia ateo, ma che è difficile trovare un qualcosa di buono o di nobile in cui credere, persino la stessa immagine ed idea di Dio è stata alterata e sporcata.

A volte bisogna insegnare al giovane che deve iniziare con il recuperare fiducia in se stesso, per elevarsi poi progressivamente per la scala della fede in tutte le cose fino ad arrivare a Dio. Chi non ha desiderato o desidera cambiare il mondo? Chi non ha sognato questa rivoluzione costante che ci permetta di pulire tutti i mali e tutte le ingiustizie?

Però è buono farsi un’idea che questa rivoluzione deve cominciare da se stessi, applicandosi nel lavoro, nella propria responsabilità ed in una sana ambizione che sia una forza costante che ci porti in avanti. Un’ambizione, però, che non rifiuti ma che tenga ogni volta di più in conto il rispetto per gli altri.

Non c’è nessun giovane che non sogni la felicità. La felicità esiste e non è semplicemente la soddisfazione materiale, né istintiva , ma qualcosa di più con cui continuiamo a sognare senza sapere esattamente dove la troveremo. Dicevano gli stoici che la felicità assoluta non si trova in questa terra, però che nonostante, giorno dopo giorno, possiamo trovarla se apprendiamo a cercarla con perseveranza, con pazienza, con discernimento, ponderando le nostre scelte.

Non c’è inoltre nessun giovane che non sogni la libertà, con questa possibilità di volare, perché libertà per il giovane non è fare qualsiasi cosa, ma sapere che cosa è ciò che vuole fare e dove vuole arrivare con quello che sta facendo. Non c’è nessun giovane che non sogni con questa libertà interiore per la quale non esistono barriere, per la quale non esiste persino la morte.

La grande domanda che ora ci facciamo è se ancora esistano giovani. Ci sono? O siamo condannati a vedere semplicemente bambini con la faccia da adulti? Non provoca ogni volta più spavento osservare nei nostri piccoli uno sguardo troppo profondo per i loro anni, o una serietà che include il rimprovero sin dai primi momenti della sua vita?

Abbiamo anche adulti vestiti da adolescenti che non hanno saputo superare l’angoscia giovanile. Bisogna uscire da questa dualità perpetua nella quale vive – soprattutto – il giovane, che deve rispondere contestualmente alle funzioni del suo animale istintivo ed ai suoi sogni più sublimi, cosciente da un lato del fatto che è capace di realizzare prodezze analoghe a quelle scritte nei grandi libri e dall’altro che può essere contemporaneamente una bestia che si trascina per terra.

Si deve porre fine a questa lotta. Però per farlo, non c’è miglior rimedio che lottare.

In un vecchio e sacro testo dell’antico Oriente, il Bhagavad Gita, c’è un uomo ideale chiamato Arjuna, che si trova nel momento preciso della lotta. Dovrà iniziare a combattere e deve decidersi all’istante. Soffre disperatamente. L’angoscia di Arjuna di 5.000 anni fa non è per nulla diversa dall’angoscia che presentano gli attuali trattati di psicologia: è la stessa disperazione.

Arjuna ha da un lato ha il suo mondo animale istintivo e dall’altro le sue aspirazioni più sublimi, le più grandi, le migliori. Deve decidersi, scegliere, rompere con questo stadio intermedio, con l’instabilità; deve passare la prova definitiva.

Quando nelle antiche civiltà i giovani venivano sottoposti a prova prima di essere accettati come adulti nella società, non era a caso, né solo per compire determinati riti magici senza alcun significato, ma li si provava in una forma molto speciale. Era la prova dell’“osa”, “deciditi”; era il momento della battaglia, della scelta, di mettere in gioco il discernimento. “Osa ed è sicuro che uscirai vittorioso”.

Negli stessi errori segnalati come radice e causa dell’angoscia giovanile, stanno le risposte che cerchiamo. Dovremmo invertire gli errori, dar loro un senso contrario e trasformarli in soluzioni, soluzioni di ogni tipo, da quelle spirituali, intellettuali, emotive, fisiche e biologiche, fino a quelle reali, pratiche e concrete.

Bisogna ricordare qualcosa di molto importante ed è che, aldilà dell’angoscia giovanile, nella gioventù risiedono le massime potenze, che per essere giovane non è sufficiente avere un corpo giovane, ma che esiste un’eterna gioventù che è quella dell’anima, che ha la capacità di manifestarsi, sempre quando si abbia possibilità di sognare e sempre quando si abbia la possibilità di mettere in pratica questi sogni.

Bisogna ancora ricordare che si è giovani, eternamente giovani e senza angoscia, quando con i sogni e con la forza per afferrarli, si impara a camminare con una torcia che gli uomini di prima e quelli di adesso e quelli di sempre, chiameremo Speranza, Speranza giovanile e non angoscia giovanile.

 

Delia Steinberg Guzman

Direttrice Internazionale di Nuova Acropoli

Traduzione di Paola Bafile