Il Cavaliere Marco Curzio

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“L'eroe è un uomo buono e generoso: distribuisce benefici, è una persona che si dona; mentre consola cerca le cause del male.”

Salve Marco Curzio!

Ti ho incontrato un giorno nel Foro romano e mi hai insegnato tante cose dal tuo solitario stare nel luogo che per molti ti rese famoso: il Lacus Curtius. Ti ho guardato mentre sul tuo cavallo entravi nelle viscere della terra. Perché e per cosa? Nel 362 a.C. a Roma un terremoto apre un'immensa voragine nel Foro. I lavori per colmarla non danno nessun esito e la paura superstiziosa comincia a circolare tra i cittadini: tutta la città sarà inghiottita. Ma gli Auguri danno il responso: la voragine si colmerà gettandovi dentro la cosa più preziosa che i Romani possiedono.

Inizia così una lunga serie di offerte: sporte di terra sacra, frutti e fiori, arredi preziosi, ma nulla di fatto. Ed ecco che il cavaliere Marco Curzio, della nobile stirpe sabina dei Curzi, riflette con profondità sul responso, cerca nella profondità del suo animo: sono le cose materiali le più preziose che possediamo? O possediamo beni più impalpabili e poiché non si vedono non li consideriamo preziosi?

Cosa possiede un Romano di veramente prezioso? La grandezza? La potenza? Sì, ma per ottenerla conside abbiamo dovuto utilizzare uno strumento, quale? Come non averci pensato prima! Il valore ed il coraggio! Sì, i Romani possiedono queste virtù: sono esse le cose preziose ed esse vanno offerte! Ecco che Curzio si predispone: indossa la sua uniforme di cavaliere, monta sul suo destriero e si lancia nella voragine che si richiude dietro di lui.

È una leggenda o è verità la tua, Marco Curzio? Cosa importa.
Grazie a te io ho ritrovato il significato della generosità, del donarsi a mani piene, del guardare al di là delle apparenze fisiche e materiali. Ho iniziato a guardarmi dentro e a chiedermi: cosa ho di prezioso ed invisibile che voglio mettere a nudo per donarlo?
Nel 1553 fu rinvenuto nei pressi del luogo (vicino alla "Colonna di Foca") un bassorilievo raffigurante il gesto di Marco Curzio, attualmente conservato nei Musei Capitolini e sostituito sul posto da un calco.