Enea, Didone e quelli di Beautiful

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Strambo accostamento?
Certo, è sempre stridente il contrasto tra chi fu e chi è, perché il passato sembra più stabile del turbolento presente. In realtà il passato non è né migliore né peggiore del presente. È un mare di esperienze, un bauletto di cose preziose, come quelli che alcuni nascondono in qualche angolo della casa o della memoria. Ogni tanto piace riaprirlo…
Così, il tragico amore fra l’avo di Roma e la regina cartaginese ci porta a riflettere su alcuni problemi di questi tempi di trasformazione.
Chi l’avrebbe immaginato che una storia di tremila anni fa ci potesse sussurrare tante idee…

Enea e Didone…
La loro nota storia d’amore, quella cantata nell’Eneide di Virgilio, in realtà è fasulla; eppure continua a far scrivere e la fantasia di un poeta, con i secoli, è diventata più vera della realtà!
È Virgilio a creare la Didone vittima d’amore e l’Enea che, divinamente ispirato, ‘deve’ abbandonare la donna amata per assurgere a romano archetipico. Nei secoli, tanti artisti si sono ispirati a questa tragica storia, prendendo la parte ora dell’uno ora dell’altra. Esistono, però, versioni contrastanti sulle loro vicende.
Per alcuni autori Enea, salvatosi dalla distruzione di Troia, dopo molte traversie sarebbe giunto nel Lazio e, dalla sua discendenza, sarebbero nati Romolo e Remo. Per altri, invece, dopo la fuga dalla sua città, si sarebbe recato in diversi luoghi. Solo col passar dei secoli, si iniziò a narrare di un suo viaggio verso Occidente, per arrivare, infine, alla versione di Virgilio, con la sua personale aggiunta dell’amore fra Enea e Didone, il cui tragico finale avrebbe dovuto dare la spiegazione della feroce rivalità fra Roma e Cartagine.
Anche Didone è avvolta d’incertezza. Si narra di una Elissa, poi ‘Didone’, figlia di un re di Tiro. Alla morte del padre prese la reggenza in nome del fratello troppo giovane. Ma, quando un complotto le uccise il marito, fuggì verso Cipro, portando con sé parte del suo popolo. Dopo molte peripezie, giunse sulle coste africane. La leggenda racconta che Iarba, re dei Getuli, le concesse, per scherno, di occupare solo la superficie di una pelle bovina. L’astuta regina, però, fece tagliare la pelle in strisce sottilissime, potendo così occupare una zona molto più vasta, su cui sarebbe sorta Cartagine. Per gli storici questo accadde nell’800 a.C. Tale data, allora, evidenzia un’incoerenza storica nell’ipotesi virgiliana: se Troia fu distrutta verso il 1200 a.C. e Cartagine fondata verso l’800, Enea, al momento di conoscere la sua bella regina, oltre che pio, sarebbe dovuto essere anche imbalsamato...
Altre leggende dicono che Didone si sarebbe sì suicidata, ma non per l’abbandono di Enea; piuttosto per non divenire moglie del solito Iarba e quindi non sottoporre il suo regno, appena nato, al dominio di uno più potente.

In questa piccola riflessione, però, non ci attira tanto il loro presunto rapporto amoroso, in fondo molto simile a tante love story odierne. Piuttosto ci interessano per un aspetto completamente diverso e che li accomuna, anche se poco considerato:
Enea e Didone sono due Fondatori. Appartengono, cioè, a quei Grandi che, con a fianco i loro Popoli, in epoche adatte, si accollano il peso di costruire civiltà che illumineranno, per secoli, le successive generazioni.
Entrambi fuggono dalla patria per trovare nuove terre, come odierni emigranti. Entrambi riuniscono civiltà diverse: l’uno l’Asia con l’Europa; l’altra l’Asia con l’Africa. Antepongono la vita dei loro popoli alla loro: la dolorosa rinuncia di Enea e lo stesso suicidio di Didone, per sfuggire a Iarba, sono l’estremo gesto d’amore per i propri popoli. Furono, dunque, modelli formidabili per le generazioni di quei secoli!

… e quelli di Beautiful
Se Enea e Didone, come “costruttori”, ci portano ai sentimenti più nobili, cosa ci ispirano le sterminate avventure di “quelli di Beautiful”?
Non vogliamo certo mettere alla gogna i poveri Brooke e Ridge, ché già tanti guai hanno dovuto superare in quasi cinquemila puntate! Anche di loro non ci interessano le amorose vicende; sono solo il pretesto per chiederci quali siano i modelli che ispirano la gente d’oggi.
Da che mondo è mondo gli umani si sono tramandati racconti per avere esempi a cui ispirarsi: miti, leggende, favole e poemi avevano come obiettivo la conduzione etica dei popoli. Anche in tempi antichi c’erano, dunque, i mass media…
Il problema, allora, non è l’esistenza di certi tipi di programmi, ma il messaggio che trasmettono.
Cosa ci propongono i moderni creatori di sentimenti con queste situazioni triangolari, sferiche e paraboliche? Modelli altruistici o egoistici? Modelli che accendono l’Anima ad attive e generose relazioni o la spengono in atteggiamenti di chiusura e passività?
A questo problema sulla qualità di cosa trasmettere si aggiunge il falso problema della quantità, ovvero l’idea che, ormai, non ci si possa difendere dall’enorme massa di messaggi dei moderni mezzi di comunicazione. Ma perché si deve pensare che solo oggi esista un’ampia comunicazione fra esseri umani, mentre in passato ne fossero del tutto privi?
Non è la quantità che sottomette l’essere umano, ma questi si fa sopraffare dalla quantità. Se diventiamo passivi, sia come spettatori sia come acquirenti, vuol dire che la nostra Anima è passiva! Se l’Anima fosse attiva i mass media non avrebbero tutta questa importanza...

Quali modelli scelgono uomini e donne d’oggi?
Non vogliamo entrare nel ginepraio di maschilismi e femminismi, ma solo capire su cosa si dovrebbe lavorare insieme, perché, da che mondo è mondo, uomo e donna vivono insieme le varie esperienze storiche, anche se ciascuno con le proprie ‘naturali specializzazioni’.
Uomini e donne moderni, nel pieno di una inarrestabile confusione, hanno ormai da tempo rinunciato alle loro naturali potenzialità e, fra i molti modi inventati per nascondersi dalle proprie responsabilità, giocano anche ad assumere le caratteristiche del sesso opposto. Entrambi si stanno tradendo a vicenda in una farsa tragicomica. Entrambi, soprattutto, hanno perso il dovere più importante in assoluto: migliorare sé stessi e dare esempi ai giovani.
Invece, questa nostra epoca moderna, egoista e separatrice, ha finito col creare l’ultima Grande Guerra che mancava alla sua collezione: la guerra fra i sessi che, finta e ambigua quanto volete, dichiarata e mai combattuta, finisce solo col togliere certezze.
I genitori, poi, non sono solo vivandieri, ma, soprattutto, educatori. Invece, presi dai miti della produttività, sembrano aver dimenticato che i giovani cercano aria pulita. Le generazioni che hanno il potere non hanno più il coraggio di dare esempi?
Ma che fine fa una civiltà quando c’è una frattura incolmabile fra generazioni vicine?

In questi tempi di mezzo, tra i sogni spezzati dei miti del Progresso e una realtà sempre più imbarazzante, la Storia ci chiama, ancora una volta, a scegliere.
Non resta che tornare alle radici per riprogettare un nuovo futuro; tornare a ricercare le verità della vita; in altri termini tornare alla Filosofia, unica risorsa umana che non ha confini di tempo e di spazio, al di là delle mode e dei fanatismi.
Gli Ideali sono alberi sempreverdi, in una foresta indistruttibile. Sciocchi noi a non voler vedere, o, forse, non sono ancora nate le generazioni con occhi d’aquila che possano volare su quella verde distesa…