Kandiskij

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… “Quell’opera globale che si chiama Arte non conosce né confini né popoli: conosce l’umanità”.
Nella prefazione al primo numero dell’Almanacco del “Blaue Reiter”, ovvero “Il Cavaliere Azzurro”, scritta nell’ottobre del 1911, Vasilij Kandinskij e Franz Marc dichiararono così la loro più alta aspirazione come artisti: ricercare una nuova sensibilità estetica non contingente a luoghi o a persone, in quella che essi stessi definirono “una delle più grandi epoche che l’umanità abbia mai vissuto, l’epoca della grande spiritualità”.
Ma che cosa spinse i due grandi pittori ad affermare, con tono profetico, l’inizio di una nuova stagione dell’arte denominata Astrattismo?
Certamente alla nascita di tale corrente avevano già contribuito Gauguin con il suo simbolismo e Cezanne con la scomposizione geometrica operata nel Cubismo; ma la definizione teorica del movimento e la sua piena espressione devono riferirsi a Kandinskij, che, per primo, insieme con Franz Marc, Paul Klee e August Macke, rivelò una chiara tensione verso uno spiritualismo neo-romantico ispirato alla sola purezza di linee, figure geometriche e colore.
Il rinnovamento dell’arte consisteva appunto nell’abbandono delle tematiche espressioniste in favore di un interesse sempre più esplicito verso contenuti simbolici trascendenti la realtà terrena.
D’altra parte, grande fu l’influenza delle letture teosofiche che ispirarono Kandinskij, come del resto accadeva in quegli anni anche a Mondrian. Il clima intellettuale dell’epoca, unitamente alla propria cultura religiosa d’origine, determinarono in lui una visione spirituale della realtà.
Già nel 1909 Kandinskij aveva fondato in Germania la Nuova Associazione degli Artisti di Monaco a cui aderirono molti pittori immersi in un clima prevalentemente espressionista: tra questi c’era anche Franz Marc con il quale l’artista instaurò subito una forte amicizia.
Essi condivisero, infatti, l’idea fondamentale che la pittura dovesse ormai sottrarsi alla sola imitazione della natura, sia se rappresentata in chiave impressionista sia espressionista, ed insieme progettarono una rivista intitolata “Fogli azzurri”, che già nella scelta del titolo fu chiaramente ispirata a temi spirituali. L’azzurro era, infatti, come indicato anche dai simbolisti di fine Ottocento tra i quali il neoplatonico Novalis, il colore della trascendenza dal materiale, capace di evocare nella mente e nei sentimenti l’idea di infinito, “suscitando la nostalgia della purezza e del soprannaturale [...]”, come scrisse lo stesso Kandinskij.
A seguito di un viaggio nella Russia settentrionale nel 1889, Kandinskij vide alcune stampe rustiche a colori che narravano di antiche battaglie e di un leggendario cavaliere: proprio da questa visione l’artista trasse ispirazione per la creazione dell’opera dipinta nel 1903 raffigurante un cavaliere dal manto azzurro alla guida di un cavallo, simbolo dell’energia irrazionale delle passioni.
Queste furono dunque le premesse fondamentali alla creazione del nuovo gruppo di artisti “Der Blaue Reiter”, Il Cavaliere azzurro, alle cui mostre, promosse a Monaco nel 1911 e nel 1912, aderirono tra gli altri anche Braque e Picasso.
L’avventura del movimento ebbe però una breve durata: alcuni artisti furono dispersi dalla Prima guerra mondiale o scomparvero prematuramente, come il giovane Franz Marc; i superstiti proseguirono da soli il sogno di un’arte astratta universale, divenuta per Kandinskij un irrinunciabile cammino spirituale ormai intrapreso.