Ruggero Marino, Un Cristoforo Colombo cavaliere erede anche di un disegno templare

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Nel 2006 cadranno i 500 anni della morte di Cristoforo Colombo ed è facile prevedere un profluvio di pubblicazioni e di manifestazioni su questo misterioso personaggio. Sul quale da cinque secoli si appassionano gli studiosi ed i ricercatori di tutto il mondo.
Ad anticipare i tempi esce ora per la Sperling & Kupfer e Rai Eri il libro di Ruggero Marino Cristoforo Colombo l’ultimo dei Templari, che scatenerà sicuramente accese discussioni. D’altronde l’autore non è nuovo a clamorose rivelazioni circa l’avventurosa vita dell’Ammiraglio delle Indie, visto che i suoi due precedenti lavori (quattro edizioni), dal titolo unico Cristoforo Colombo e il papa tradito

(la prima edizione della Newton Compton vinse anche il “Premio Scanno”), hanno aperto un cammino del tutto nuovo nella ricerca colombiana, introducendo, per la prima volta nella vicenda, il ruolo di Roma e del papa genovese Giovanni Battista Cybo, Innocenzo VIII (1484-1492).
Ora, a distanza di ben otto anni dall’ultima pubblicazione, Marino continua a svelare i retroscena della scoperta dell’America, lungo un percorso del tutto inedito, completamente accantonato dalla critica.
Nuova Acropoli è stata sempre attenta al lavoro di Marino, che prosegue ormai da oltre quindici anni, invitandolo nelle sue sedi di Roma, dell’Aquila e di Genova. Cosa che si ripromette di fare anche per il nuovo capitolo di questa appassionante investigazione. Perciò, allo scopo di conoscere qualche anticipazione sull’argomento, abbiamo voluto incontrare lo scrittore-giornalista.

Un titolo accattivante, ma quanto fedele al ritratto di Cristoforo Colombo?
Colombo, così come ci è stato restituito dalla tradizione, è un personaggio completamente mistificato attraverso cinquecento anni di pubblicistica, soprattutto di parte spagnola, che ha ingessato l’Ammiraglio in una sorta di avventuriero-“vu cumprà” annebbiato dalle mire dell’oro. Il personaggio Colombo è molto più complesso, estremamente complesso e va reinserito a pieno titolo nel solco del Rinascimento. Colombo, allo stato attuale della mie ricerca, e la ricerca è un lavoro “in progress” suscettibile di cambiamenti di direzione in corso d’opera, se si è sufficientemente onesti, mi spingono a credere che Colombo sia un cavaliere, un crociato, un inviato della Chiesa. Un erede in qualche modo di disegni templari, confluiti in altri ordini. Per una pace universale fra cristiani, musulmani ed ebrei. Non a caso, in un xilografia dell’epoca, sulle vele delle caravelle è impressa una croce, presumibilmente rossa, ad otto punte. Non a caso si firmava con uno strano, esoterico criptogramma che terminava con un Christo Ferens, ovvero portatore di Cristo, e con una X una M e una Y, che io riconduco a Cristo, Maometto, Yaweh. Non a caso Colombo scrive sempre che l’oro delle Indie deve servire alla realizzazione, se necessario, di una crociata, che sconfigga l’Islam sempre più minaccioso. Il suo è anche un oro alchemico, la sua firma sembra quella di un gran Maestro.

Vichinghi, fenici, precursori vari, si infittiscono gli indizi e in alcuni casi le prove che l’America possa essere stata toccata prima del 1492. Colombo non sarebbe, dunque il primo?
Chi possa essere stato il primo veramente non lo sapremo mai con certezza. Sappiamo però con certezza chi è stato l’ultimo, il definitivo, e questo è, senza ombra di dubbio, Cristoforo Colombo. Con lui soltanto avverrà completamente quel cambiamento epocale che darà una sterzata definitiva alla storia dell’umanità, fino a condurci ai nostri giorni. Con l’attuale America rimasta l’unica, incontrastata potenza mondiale. È alla luce della nostra epoca che si può valutare quanto abbia influito la “scoperta” di Colombo sul cammino della modernità. Io d’altronde non parlerei proprio di scoperta, ma di rivelazione di una realtà ormai conclamata e non più rinviabile da parte di un Vaticano, che avrebbe dovuto confutare gli scritti dei Padri della Chiesa, confrontarsi con una discendenza che non era, a quel punto, solo quella di Adamo e con la “sistemazione” in terra del paradiso. Non erano cose di poco conto. Erano vere e proprie eresie che solo la Chiesa avrebbe potuto ricondurre, attraverso un’abile orchestrazione, nell’alveo dell’ortodossia.

Quali sono gli altri punti rivoluzionari del nuovo libro?
Vorrei confutare, una volta per tutte, che la scoperta dell’America sia un fenomeno di “serendipity”, ovvero una scoperta avvenuta per caso. Colombo è uno scienziato puntiglioso e preparato. Ha nelle mani un antico codice proveniente dalla biblioteca vaticana di Innocenzo VIII. Aveva le coordinate per raggiungere l’altra metà del mondo, quella che sarebbe mancata alla geografia di Tolomeo. Quella che in qualche modo è già anticipata dal “Milione” di Marco Polo che l’Ammiraglio consultava e postillava attentamente. Colombo sa perfettamente che le sponde che toccherà non appartengono all’Asia, ma sono la versione estrema delle Indie. Ovvero terre del tutto nuove che diventeranno le Americhe. Che Colombo non abbia capito mai niente, che sia morto ignorando di avere raggiunto un Mondo Nuovo è la più colossale delle infamie che insegue ancora oggi il personaggio. Che Colombo sia un signor nessuno e di scarsa cultura è un’altra delle tante, malefiche fiabe costruite su un uomo molto più grande dal punto di vista morale di quanto si possa pensare. Sulla presunta tomba di Colombo a Siviglia è inciso “che io non resti confuso in eterno”. Io mi auguro che il mio nuovo libro contribuisca a diradare, almeno in parte, le nebbie che avvolgono il suo sfortunato fantasma. Colombo ha scritto anche “perché la verità trionfa sempre”, ha chiesto “carità, verità e giustizia”. Io spero di contribuire, anche se in minima parte, ad esaudire la sua invocazione.

Quali sono gli altri elementi di novità del suo nuovo libro?
Non è facile condensare in poche righe un lavoro che va avanti da oltre quindici anni, che si amplia sempre di più. Come in una sorta di labirinto, nel quale, man mano che si va avanti si aprono nuove soluzioni e nuovo percorsi, in vista di una via d’uscita a volte irraggiungibile. Se noi lasceremo Colombo in Spagna non lo capiremo mai. Se lo riconduciamo nel percorso magico ed illuminato del Rinascimento italiano molte cose si riveleranno molto più comprensibili. Se nella storia colombiana reintroduciamo, come abbiamo fatto e come non era mai stato fatto, la Chiesa di Roma e papa Innocenzo VIII, molte cose prima incomprensibili si riveleranno del tutto spiegabili. Innocenzo VIII era anche il consuocero di Lorenzo il Magnifico. La processione di personaggi importanti e di figure eminenti, nel panorama politico italiano, si amplia a dismisura. Oltre a Marco Polo, al quale ho accennato si deve fare riferimento a Pico della Mirandola, Toscanelli, al turco Piri Reis con la sua famosa mappa che parla, fra l’altro, inequivocabilmente di un viaggio di Colombo alle Americhe nel 1485!
Occorre rivalutare il ruolo degli ordini cavallereschi e degli ordini mendicanti. Innocenzo VIII è definito dal Pastor il “papa marinaro”. Perché? La sua tomba in San Pietro e le cronache del Panvinio parlano di una scoperta nel corso del suo pontificato! Perché? La somiglianza fra Innocenzo VIII e Colombo è inquietante. Il pontefice prima di iniziare la carriera ecclesiastica pare che avesse avuto anche 16 figli... Al nord “Colombo” significa figlio di padre ignoto, come “Esposito” al sud. Il guaio è che la storia di Colombo, ingessata attraverso cinquecento anni, grazie alla Spagna, che vinse la partita fra falchi e colombe (Colombo compreso) è vissuta con troppa comodità come un dogma che molti studiosi si guardano bene dall’attaccare. Per troppo tempo sono state scritte e riscritte false certezze, che hanno finito per fornire fasulle decodificazioni che nessuno osa scalfire.

Nonostante tutto lei è stato chiamato dal ministro Scayola a fare parte della commissione scientifica per le celebrazioni colombiane per il 12 ottobre e per il 2006.
Era ora che anche in Italia ci si occupasse del 12 ottobre. L’idea iniziale è stata di un altro appassionato di Colombo e del mare, Bruno Aloi. Il ministro l’ha raccolta e sono grato al ministro per avermi cooptato. Avrò modo così di confrontarmi con alcuni professori e soprattutto con alcune professoresse… Da quando ho cominciato questa ricerca, nel 1991, i colpi bassi non sono mancati. Ora vedo che si dicono molte cose mai dette e che io vado ripetendo da quindici anni. Anche se manca quasi sempre il riferimento a chi ha aperto il cammino nuovo… Vede noi giornalisti diciamo, quando manchiamo una notizia importante, di avere preso un “buco”. Il fatto che nella storia di Colombo mancasse il papa genovese Innocenzo VIII più che un buco, da parte degli addetti ai lavori, specie italiani, è una vera e propria voragine, del tutto incomprensibile. Tanto più che in cinquecento anni ci si poteva accorgere che poteva essere avvenuto qualcosa di illecito, visto che al genovese papa Innocenzo VIIII subentrò Alessandro VI, il famoso Borgia spagnolo che consegnerà impunemente il Nuovo Mondo, con tutte le sue ricchezze, alle corone di Isabella e Ferdinando di Spagna.

In definitiva un’opera di revisionismo a tutto tondo su Cristoforo Colombo.
Proprio così. Il mio nuovo libro è come una clessidra rovesciata, lo strumento che segnava le ore di bordo per i naviganti, circa la storia di Cristoforo Colombo.

Ma almeno è italiano, è genovese?
È l’argomento che meno mi interessa, perché ha solo suscitato una guerra di campanili, finendo per inquinare ulteriormente questa già complicata vicenda. Colombo è prima di tutto un personaggio universale, un vero e proprio patrimonio dell’umanità. Tutte le fonti coeve lo definiscono genovese. Ma a questo punto si tratta di intendersi. Perché genovese, a quel tempo, non significava, essere nato solo a Genova. E anche in questo senso potrebbero nascere delle novità, che potrebbero portarci anche lontano… Ma per ora sono solo sospetti. Resta per me il fatto che Colombo è intriso, ma non solo, di cultura rinascimentale.