Un piccolo giardino... sulle rive dell’Aniene

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Il fiume Aniene è il fratello minore del Tevere e, vista l’importanza che il primo riveste, passa quasi inosservato. Lo si conosce poco e la storia e le tradizioni che si sono avvicendate sulle sue rive ci arrivano come un eco lontano. Ma, passeggiando lungo le sue rive, possiamo scoprire piccoli tesori inestimabili per il loro contenuto. Sì, piccoli tesori che ci rimandano a grandi cose.
Arrivata alla stazione ferroviaria di Tivoli, verso Viale Mazzini, trovo la comoda scalinata che mi porta sulla riva destra dell’Aniene.
Davanti ai miei occhi si apre un giardino ricavato in una fitta e varia vegetazione; si ergono maestosi ed eleganti salici piangenti che sembrano i guardiani del luogo; e lì, al centro, stanno i due basamenti del monumento che cercavo: la tomba della vestale Cossinia.
Il cippo funerario si erge sopra cinque gradoni; a fianco un basamento con tre gradini, quella che era la vera e propria tomba di Cossinia, ritrovata nel 1929 e risalente al II-III secolo d.C. Tutta quest’area era un enorme sepolcreto di epoca romana. Mi avvicino per leggere le iscrizioni: Alla vergine Vestale Cossinia, figlia di Lucio. Lucio Cossinio Eletto. Queste parole sono incise dentro una corona di quercia impreziosita da un nastro.
Giro attorno e sul lato posteriore ne trovo un’altra in metrica: Qui giace e riposa la Vergine, per mano del popolo trasportata, poiché per sessantasei anni fu fedele al culto di Vesta. Luogo concesso per decreto del Senato.
La famiglia di Cossinia era una famiglia nobile e la bimba fu destinata ad entrare nel Collegio sacerdotale delle Vestali di Tivoli. L’età per essere ammesse variava tra i sei e i dieci anni; la novizia doveva prestare servizio per trenta anni. Allo scadere, la Vestale poteva rientrare in seno alla vita normale, ma Cossinia scelse di continuare il suo servizio per insegnare e condividere la sua esperienza con le Vestali più giovani continuando ad essere un esempio di virtù e di fedeltà alla conservazione del Fuoco Sacro di Vesta.
Quando fu rinvenuta la tomba, nel 1929, tra i vari resti fu ritrovata la sua bambola, una bambola di legno con una collana d’avorio, unico tesoro materiale di un più grande tesoro, quello spirituale.
Nella quiete del luogo, circondata dalla natura, con la musica dell’acqua che scorre ed un lieve frusciare del vento, vedo scorrere l’immagine di Cossinia bimba con la sua bambola tra le braccia e poi l’elegante incedere di una vestale, con il tradizionale abito bianco che accudisce al Fuoco Sacro e poi si rivolge ad uno stuolo di altre Vestali di tutte le età. Non sento le sue parole, ma so che sta distribuendo con i suoi insegnamenti, le sue azioni, ed il suo esempio il profumo delle virtù che ha saputo far crescere dentro di lei, nel suo giardino interiore, che come tanti fiori profumati ha distribuito attorno a sé. Che bell’esempio di continuità, di fedeltà e dedizione ad un’Idea, di applicazione degli insegnamenti ricevuti!
Grazie Cossinia; il tuo popolo ti ha reso omaggio per questo esempio. Noi oggi ti rendiamo omaggio ricordandoti e prendiamo spunto dalla tua vita per riflettere: nelle piccole cose si celano le grandi cose, basta ricercare più in profondità. Dal tuo giardino sorge l’idea di un impero, di un simbolo sacro, il Fuoco, la cui perennità è vita e sopravvivenza dell’Ideale di Roma, ma l’esortazione è quella di entrare nel nostro giardino, laddove se vogliamo coltiveremo e faremo crescere le nostre virtù.