Io la penso così

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“Io sono libero perché posso esprimere le mie idee”...
“Io la penso così”...
Sono espressioni ricorrenti; eppure non ci si rende conto di come le proprie idee siano già state pensate da altri e come noi, semplici fotocopiatrici, ripetiamo, quasi per intero, idee già formulate. Non perché le conosciamo, le abbiamo elaborate, confrontate con altre, ma semplicemente perché sono idee che camminano e che noi ripetiamo in maniera del tutto incosciente.


Se fossimo nati in altre epoche, o anche in questa attuale (ma in altri luoghi, non “occidentali”), saremmo proprio sicuri di pensare così come pensiamo ora?
Quindi, si può sapere come si pensa veramente?
Forse non ne siamo coscienti, ma il nostro stile di vita “occidentale” è stato “pensato” da altri nei secoli precedenti…
Se fossimo nati in tempi molto antichi, non ci saremmo interessati del come delle cose, ma del perché metafisico delle cose.
Invece, già nel 1620, Francesco Bacone, nella sua opera “Nuovo Organo”, decise che la concezione del mondo degli antichi Greci fosse oramai superata. Da lui in avanti il pensiero non si interessa più al perché della vita, ma a come questa si sviluppa; non al perché nascono e muoiono le galassie, ma semplicemente al come nascono e come muoiono.
Inevitabilmente questo modo di pensare ci porta ad ignorare il perché nasciamo o moriamo e ad interessarci semplicemente al fatto che si nasca per un concepimento di un atto fisico e meccanico - tanto non serve neanche l’amore - e si muoia perché il cuore non batte o il cervello non manda più impulsi elettrici.
Iniziava così l’era della scienza meccanica, con un Newton scopritore di un “metodo matematico” capace di descrivere il moto meccanico delle cose. Le sue tre leggi fisiche spiegano tutto il movimento dell’universo come se si trattasse del meccanismo che regola il movimento delle lancette di un orologio.
Fantastico! Con lui la scienza guarda ad un mondo ordinato e prevedibile, non più dipendente da un Dio sconosciuto.
Se la scienza si occupa del come e questa legge lo investiga alla perfezione, allora sarà possibile prevedere il movimento della terra, degli altri pianeti e dei loro satelliti, scoprire che anche la nostra galassia si muove per le stesse leggi. Eppure, nessuna risposta sul dove vanno.
Si dimentica che, se io mi sposto, ciò è conseguenza di una intenzione.
Viene da domandarsi chi mai ha costruito l’orologio; perché è stato costruito; assolve ad una funzione?
L’Universo - che gli antichi chiamavano così perché va “verso l’Uno”, ovvero verso Dio, - dove va?
Sta di fatto che la meccanica tratta solo dei rapporti tempo-spazio della materia in movimento. Questo piacque molto a quell’epoca e piace tantissimo anche oggi...
È evidente che questo è il processo che parte dalla visione di un mondo fatto di materia senza spirito; e semmai uno spirito vi fosse, questo non interesserebbe la scienza, ma si preferisce lasciarlo agli interessi delle religioni e dei filosofi di vecchio stampo.
Questo modo di pensare, materialista, ci impregna fino al midollo osseo; guida il nostro modo di vivere e di pensare, anche se ci definiamo sensibili e profondi.
Fu John Locke ad adeguare il modello meccanicistico del mondo ai meccanismi del governo e della società. Per lui, la società non funziona se diamo finalità ultraterrene all’uomo, se gli diamo princìpi e valori che appaiono mera invenzione. L’uomo, invece, è pura materia, un po’ come tutto l’universo, ed è retto dalle stesse leggi meccaniche. È questo l’ordine naturale delle cose; dunque l’uomo non deve curare che il puro interesse individuale, inteso come base per la costituzione dello Stato; ogni individuo è chiamato a svolgere il proprio ruolo di “atomo sociale”, sforzandosi di raggiungere il successo nella vita e di accumulare quanta maggiore ricchezza personale.
Sembrano, queste, le parole della maggioranza di noi. Sembra di sentir parlare gli ospiti delle nostre tv che ci propongono gli stessi modelli; ce li impongono quasi, non solo perché lo gridano con forza entrando in tutti i programmi, ma, soprattutto, perché spingono verso uno stile di vita, fatto di apparenza, soldi e successo che diventi un esempio per i giovani, futuri cittadini e governanti.
Dunque, la negazione della natura è la via della felicità, secondo quanto afferma Locke. Sostiene che la natura assume valore solo quando diventa produttiva: «una terra lasciata interamente allo stato di natura, non messa a frutto da pascolo, coltivazione o piantagione… riduce la sua utilità a poco più che nulla».
Stupidi gli antichi che la sacralizzano e la rispettavano.
Stupido l’indiano d’America che si ritrova ad essere «il sovrano di un ampio e fertile territorio e mangia, alloggia e veste peggio di un bracciante inglese».
Questa è la legge che regola governi e imprese...
Questo modo di pensare ha estinto le culture indiane, aborigene e tribali di tutto il mondo e continua a distruggere foreste, laghi, coste, fiumi e tanto altro, nel nome di un presunto progresso.
Ad incoraggiare il progresso ci ha pensato Adam Smith, padre del capitalismo, affermando che il modo migliore per produrre ricchezza è quello di consentire un commercio libero e senza vincoli e una concorrenza tra individui razionali ed avidi di guadagno…
Ecco, il nostro stile di vivere è servito!
Le loro idee fanno parte della nostra vita e del nostro modo di pensare. Parlare di progresso vuol dire proprio questo, accumulare ricchezza materiale e la scienza e la tecnica non sono altro che gli strumenti atti a raggiungere questo obiettivo.
È uno stile che tanto ci piace da volerlo esportare alle altre culture, e se non basta l’esempio, magari con le armi in nome del progresso che ci rende tutti più felici e depressi, più fiduciosi del futuro e terrorizzati dalla morte.

Non dire più “io la penso così”, ma ricorda che il nostro modo di pensare ci è stato servito da altri. Se vogliamo essere liberi nel pensiero, proviamo a confrontare, con sincerità e con voglia di conoscenza, questo pensiero con altre culture e, perché no, rileggiamo i filosofi classici. Magari non ci hanno condotto al piacere materialistico, ma di certo più vicini al sacro e al vero senso della vita.