Velazques

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Nato a Siviglia nel 1599 dalla famiglia Rodriguez, Diego Velazquez adottò il cognome della madre secondo l’usanza tipica del Portogallo, paese di origine del padre Joao.
Ebbe un’educazione classica, come testimonia la sua ricca e varia biblioteca. L’arte della pittura, verso la quale egli nutrì un precoce interesse, era considerata a quel tempo come un mestiere manuale che poteva, però, divenire un lavoro indipendente d’artista, ottenendo diploma di merito e credenziali.
Secondo lo storico Velasco, l’artista sarebbe entrato già all’età di dieci anni nello studio del noto pittore Francisco de Herrera il Vecchio, per poi passare, l’anno dopo, nella bottega di Francesco Pacheco del Rio, che, fu anche nominato dall’Inquisizione “veedor”, ovvero censore delle opere a tema religioso. Nel 1617 l’accoglienza nella Corporazione dei pittori di San Luca segnò l’inizio della sua professione.
Lo stile pittorico che egli apprese dal maestro era caratterizzato da un uso del colore denso e dalle tinte cupe, con un uso del chiaroscuro derivato dal Caravaggio. In quegli anni, infatti, proprio il grande pittore italiano era fonte d’ispirazione per una pittura intesa come imitazione del “naturale” e quindi distante dall’arte tradizionale del Rinascimento e del nascente barocco.
Velazquez fu tra i sostenitori di questa tendenza al realismo, adottando, anche nelle opere a soggetto religioso, il nuovo stile caravaggesco, e scegliendo personaggi “grossolani”, come venivano definite le figure di popolani e plebei straccioni, che egli ritraeva dalla realtà quotidiana.
La sua produzione artistica, che comprende poco più di cento opere, può essere suddivisa in due grandi periodi, nei quali l’artista visse nella sua città d’origine Siviglia e, successivamente, a Madrid, negli anni tra il 1650 e il 1660.
La definizione di pittore “flemmatico” che diede di lui il giovane re Filippo IV, di cui Velazquez eseguì il ritratto nel 1623, lo descrive come un uomo calmo, riflessivo e profondamente legato alla sua terra. Il maestro Pacheco, padre di sua moglie Juana, non esitava a spronarlo a viaggiare fuori dai confini di Siviglia.
La sua amicizia con un altro grandissimo pittore del tempo, Rubens, che proprio nel 1628 arrivava a Madrid, lo spinse a visitare l’Italia, ed in particolar modo Roma e Napoli, dove la cultura classica lo ispirò per una delle sue opere dedicate alla mitologia greca, La fucina di Vulcano.
Dopo il 1630 Velazquez rimase definitivamente a Madrid dove venne nominato pittore della corte del re. Malgrado la limitatezza dei soggetti, l’artista fu interprete delle espressioni umane anche nella fissità degli sguardi e delle pose.
La sua celebre tela Las Meninas (le damigelle d’onore), nella quale venne rappresentate l’Infanta Margherita, figlia dei sovrani, con due delle sue damigelle, può essere considerato come l’esempio più straordinario che testimonia la genialità del grande artista che seppe fermare il tempo in questa immagine, proprio come in una fotografia, catturando un momento di vita apparentemente casuale. In realtà, l’immensa tela, alta circa tre metri, è nello stesso tempo un ritratto dei reali, rappresentati nello specchio sulla parete in fondo alla stanza, e di Velazquez stesso che si autoritrae a sinistra, intento ad eseguire l’opera.
L’artista fu certamente ispirato dal celebre quadro di Jan Van Eyck I coniugi Arnolfini, nel quale le figure rappresentate e l’autoritratto nello specchio furono una vera e propria intuizione formale per rappresentare l’intera realtà, anche quella non visibile dallo spettatore.
La figura di Velazquez riveste una grandissima importanza nella storia dell’arte anche per la scoperta di uno stile pittorico anticipatore della pittura impressionista.
Diversamente dalle opere realizzate nel periodo sivigliano, ancora influenzate dallo stile caravaggesco di forti contrasti chiaroscurali, le opere madrilene furono ricche di atmosfere luminose e vibranti di luce naturale, con l’uso di pennellate “a macchie” distanti, con tonalità morbide e chiare, che certamente costituirono una novità stilistica con cui seppero confrontarsi gli artisti successivi, tra i quali Goya e naturalmente l’impressionista Manet.
Velazquez fu, dunque, l’artista che seppe condurre il naturalismo dall’attenta osservazione e minuziosa rappresentazione della realtà, alla sacralità misteriosa e irripetibile delle sue visioni atmosferiche dipinte “en plein air”, con un gusto estremamente moderno che anticipa il Novecento.