Il lavoro mantiene giovani, parola del Maresciallo

Stampa

Intervista all’ex maresciallo Italo Lai, responsabile dell’autoparco di Nuova Acropoli

Il volontariato vive dell’entusiasmo e dell’abnegazione di uomini e donne che si donano generosamente agli altri. La buona volontà e la costante applicazione fanno miracoli, proprio quando, a rigor di logica, il miracolo non potrebbe accadere... Così avviene, per esempio, che, quasi dal nulla, ma con l’impegno di pochi uomini volenterosi, sorga un vero e proprio autoparco di Protezione Civile.
È questo il piccolo miracolo compiuto dai volontari della Protezione civile di Nuova Acropoli dell’Aquila.

Intervista all’ex maresciallo Italo Lai, responsabile dell’autoparco di Nuova Acropoli

Il volontariato vive dell’entusiasmo e dell’abnegazione di uomini e donne che si donano generosamente agli altri. La buona volontà e la costante applicazione fanno miracoli, proprio quando, a rigor di logica, il miracolo non potrebbe accadere... Così avviene, per esempio, che, quasi dal nulla, ma con l’impegno di pochi uomini volenterosi, sorga un vero e proprio autoparco di Protezione Civile.
È questo il piccolo miracolo compiuto dai volontari della Protezione civile di Nuova Acropoli dell’Aquila. In pochi anni, lavorando sodo per tanti fine-settimana, sono riusciti a trasformare vecchi “pezzi di ruggine” in vetture che vivono la loro seconda giovinezza. Uno di questi volontari, entrato già nella leggenda, è il Maresciallo dell’Esercito in pensione Italo Lai.

Da quanto tempo lavora in questo settore?
Sono 43 anni ed ho iniziato dall’età di 12 anni. Ho cominciato come motorista; poi ho frequentato i corsi per imparare a riparare tutte le parti della macchina ossia la meccanica, l’elettronica, la parte elettrica e, infine, la carrozzeria. In seguito ho studiato da capomeccanico e da capofficina. Ho svolto questo lavoro prima negli stabilimenti dell’Esercito, nella catena di montaggio, e poi sono andato a finire nelle varie officine. Dopo essere andato in pensione, un giorno un vecchio amico mi disse di avere dei problemi con un mezzo della Protezione Civile... Era stato preso da un parco veicoli inefficienti e quindi c’era poco da aspettarsi... c’era solo da chiudere gli occhi e lavorare. Ora l’abbiamo adibito a mezzo antincendio! Un ACL75 che oggi è il fiore all’occhiello di questo autoparco. Così ho cominciato a lavorare nella Protezione Civile di Nuova Acropoli...

Quali sono gli automezzi in dotazione al gruppo di Protezione Civile di Nuova Acropoli A.I.B.?
La Protezione Civile di Nuova Acropoli, negli ultimi anni, è riuscita a creare un proprio autoparco composto da mezzi indispensabili per interventi in occasione di calamità ed emergenze. Ne abbiamo di vari tipi, sia per trasporto di materiali sia di persone: un autobus; un camion pesante (ACM80) ed uno leggero con modulo da 2500 litri per lo spegnimento di incendi (ACL75); due Fiat Ducato per trasporto di persone; un’autoambulanza; quattro jeep, di cui due dotate di modulo antincendio; una torre-faro rotabile; una cucina campale rotabile da 125 pasti l’ora; tre idrovore; cinque motoslitte; un muletto, per il carico e lo scarico di materiale logistico, e quattro carrelli rimorchio.

Cosa l’ha convinta a restare a... far miracoli?
Sono rimasto qui perché ho visto molti giovani volenterosi, anche se un po’ inesperti. Per me è come essere un padre in questo ambiente. Questi giovani hanno bisogno di essere seguiti e quindi mi sono fatto carico della filosofia di aiutarli, affinché le cose vengano fatte nel modo giusto. Questo senza drammi e senza far caso ai sacrifici da fare, rinunciando ad un po’ di libertà, ad andare al cinema o a spasso sotto i portici… Ci sono delle cose che bisogna sacrificare per raggiungerne altre; ma io lo faccio volentieri, anche se, di tanto in tanto, il fegato s’ingrossa...

Come riesce a trasmettere, attraverso il lavoro manuale, i valori più profondi del volontariato?
Innanzi tutto qui non si lavora solo per acquisire conoscenze tecniche di riparazione o manutenzione. Il vero fine è quello di stare insieme, collaborare in un progetto comune: la realizzazione di una colonna mobile in grado di intervenire in qualsiasi emergenza.
Ogni volontario che viene qui a lavorare ha già un suo campo di studi, ma si prova ugualmente in un mestiere che non conosce. Stanno riscoprendo un lavoro artigianale che non si fa più: ricostruire manualmente un pezzo, perché oggi le cose vengono soltanto smontate e rimontate; si compra il materiale nuovo, si compra il complessivo e si è assemblatori di macchine, non riparatori!

Che differenza c’è tra il lavoro che fa qui e quello che svolgeva nell’Esercito?
Quando io lavoravo per la Protezione Civile dell’Esercito c’era un altro modo di fare le cose. Avevamo già tutto al seguito, sapevamo attivarci ed operare in tempi brevi. Nella nostra Associazione, invece, l’equipaggiamento è ancora limitato. La differenza sostanziale, però, è che qui si sta cercando di realizzare le stesse cose che ho fatto per 40 anni, ma con uno spirito diverso: quello del volontariato.