Gli obelischi della città di Roma (III puntata)

Stampa

continua la terza parte della descrizione degli obelischi...

L’OBELISCO DI PIAZZA DEL PANTHEON

Il papa Clemente XI, nell’anno 1711 iniziò i lavori per farlo erigere in Piazza del Pantheon.
L’artista Filippo Barigioni ideò una fontana adorna di delfini, di rocce e del blasone della famiglia del papa; al centro si elevava il piccolo obelisco di sei metri.
Fu costruito da Ramsete II a Heliopolis; in Roma si trovava nell’Iseum, ma non ne abbiamo notizie fino al 1400 quando,

 per iniziativa di alcuni cittadini privati, fu eretto nella piccola piazza di San Macuto, che per questo si chiama Macuteo, come simbolo della libertà contro la tirannia dei papi, dopo la rivoluzione dell’anno 1404. Dopodiché fu trasportato in Piazza del Pantheon.

L’OBELISCO DI PIAZZA DEI CINQUECENTO

Dedicato a Ramsete II in Heliopolis, di granito rosso, alto sei metri, fu eretto nell’Iseum.
L’architetto Rodolfo Lanciani lo ritrovò nell’anno 1883 durante una campagna di scavi che fece nell’area dell’Iseum, insieme con una sfinge e due cinocefali, uno dei quali si trova nei Musei Capitolini e porta un’iscrizione con dedica al dio Thot da parte del faraone Nectanebo II.
Oggi l’obelisco si trova nella piazza dedicata alla memoria dei cinquecento eroi di Dogali che furono massacrati il 26 gennaio 1887 nella omonima battaglia per la conquista dell’Abissinia.

L’OBELISCO DI VILLA CELIMONTANA

Dedicato a Ramsete II, si ergeva davanti al tempio di Iside in Campidoglio, tempio costruito da Silla e distrutto nell’anno 58 a.C. per ordine del Senato. Altre notizie le ritroviamo nell’anno 69 a.C., allorché si riporta la storia dell’assedio del colle da parte dei Vitelliani. I seguaci di Vespasiano si erano asserragliati sul Campidoglio ed in quell’occasione bruciò anche il tempio di Giove Capitolino.
Si pensa che sia stato l’imperatore Domiziano a donare questo obelisco in quanto, per sfuggire ai suoi nemici, si rifugiò, travestito da sacerdote di Iside, nel tempio salvandosi. Si narra anche che, nella palla di bronzo che ornava il piramidion, fossero state conservate le ceneri di Augusto
Nonostante le varie distruzioni che subì il tempio, l’obelisco rimase intatto al suo posto fino a tutto il Medio Evo, cioè accanto alla Chiesa dell’Ara Coeli.
Nel 1400 troviamo disegni fatti da Maarten van Heemskerck durante un suo viaggio a Roma. Nel 1500 il topografo A. Fulvio ed il tedesco Johan Fichard lo menzionano in una descrizione dell’area del Campidoglio.
Papa Innocenzo III (1534-1549) lo fece abbattere; rimane nell’orto dei frati dell’Ara Coeli fino al 1564, anno in cui venne dato ad Alessandro Mattei che ne aveva fatto richiesta per adornare il giardino della villa Celimontana, di sua proprietà.

L’OBELISCO DI PIAZZA NAVONA

Fu fatto costruire da Domiziano per consacrare la sua investitura ad imperatore. I canoni con i quali fu realizzato rispettano in pieno il protocollo reale del periodo faraonico di Tutmosis III e Ramsete II. I geroglifici riportano il titolo di Horus, Nbwete (le due Signore del regno, la dea avvoltoio e la dea cobra), re dell’Alto e Basso Egitto, figlio di Ra. Si celebrava così la legittimità, la predestinazione ed il consenso cosmico per essere imperatore, concetto questo nuovo sulle rive del Tevere.
Si pensa che fosse stato innalzato nell’Iseum durante la ricostruzione dello stesso ad opera di Domiziano (81-96 d.C.); venne poi fatto spostare da Massenzio (309 d.C.) quando egli costruì la tomba ed un circo sulla Via Appia in onore di suo figlio Romolo, morto in tenera età; l’obelisco si ergeva sulla spina del circo.
Venne abbattuto come già riportato da Vitige re dei Goti (535 d.C.) e fu ritrovato spezzato in cinque parti come ne fa menzione l’Anonimo Magliabechiano nella sua guida.
Innocenzo X lo fece erigere nell’anno 1649 in piazza Navona, come ornamento della fontana dei quattro fiumi, opera del Bernini. Sul piramidion venne posata la colomba, simbolo della casata dei Pamphili, a cui Innocenzo X apparteneva.

L’OBELISCO DI PIAZZA DELL’ESQUILINO

È di epoca romana, in granito rosa, alto quindici metri e senza iscrizioni.
Fu fatto costruire da Ottaviano, successore di Augusto, per adornare l’entrata del Mausoleo. Fu ritrovato nell’anno 1519 sul lato sinistro del Mausoleo di Augusto; però solo nell’anno 1585 Sisto V ordinò che fosse posto nella piazza che si trovava dietro le spalle della Basilica di S. Maria Maggiore.
L’architetto Domenico Fontana pose in cima al piramidion il simbolo di Sisto V, i monti sistini, con in cima una stella e la croce. Le iscrizioni sulla base parlano della sua provenienza, della tomba di Augusto, e del fatto che, nonostante Augusto fosse pagano, non era malvisto dalla Chiesa.

L’OBELISCO DI PIAZZA DEL QUIRINALE

Gemello di quello sopra menzionato, ornava anch’esso l’entrata del Mausoleo di Augusto.
Ha una storia singolare: nel mese di aprile dell’anno 1549 Monsignor Francesco Soderini ricevette in proprietà il Mausoleo di Augusto e tutta l’area circostante; gli venne concesso il permesso di fare scavi ed egli ritrovò l’obelisco, ma lo sotterrò immediatamente perché lo considerava di scarso valore. Sarà Pio VI che lo farà nuovamente dissotterrare: verrà ritrovato in tre parti e la sua base spezzata in due.
Nell’anno 1786 ordinò di erigerlo nella Piazza del Quirinale tra i Dioscuri che erano stati messi lì per ordine di Sisto V.

L’OBELISCO SALLUSTIANO IN TRINITA’ DEI MONTI

Nell’età tardo repubblicana sul fianco del Colle Quirinale dove oggi si erge Trinità dei Monti, si stendeva una grande valle di proprietà di Giulio Cesare che fu poi acquistata da Sallustio Crispo che aveva fatto fortuna durante la campagna d’Africa. Questi costruì i famosi Horti Sallustiani che comprendevano bellissimi giardini, terme, un palazzo ed un tribunale. Alla sua morte, nel 35 a.C., furono acquistati da Tiberio, divenendo quindi proprietà imperiale. Furono il luogo favorito da Vespasiano, da Nerva, che vi morì nel 98 d.C., e di Aureliano, che li adornerà con la costruzione di un ippodromo, al lato del quale si trovava un portico lungo quasi un chilometro (Porticus Miliariensis).
Al centro di questo portico troviamo l’obelisco i cui geroglifici furono maldestramente scolpiti a Roma ad imitazione di quelli originali dell’obelisco del Circo Massimo, eretto da Augusto nel 10 a.C..
Fu rinvenuto solo nel 1706 in tre parti, ma sarà solo nel 1789 che Pio V lo farà erigere sulla Scalinata di Trinità dei Monti.
Sul piramidion troviamo il giglio di Francia, omaggio in onore alla presenza francese nel Regno pontificio, oltre alla stella ed alla pigna, simboli dello stemma della Famiglia del papa, la Braschi-Onesti.
La sua base originale fu ritrovata nel 1843 mentre si scavava una buca per piantare un albero nel parco della villa Ludovisi, famiglia proprietaria all’epoca degli antichi Horti Sallustiani.

L’OBELISCO DI ANTINOO A PIAZZA DEL PINCIO

Alto sei metri circa, fu fatto erigere dall’imperatore Adriano davanti al cenotafio del bellissimo Antinoo che morì affogato nelle acque del Nilo nel 130 d.C.
Questo monumento, chiamato ‘aureliano’, sembra fosse situato lungo la via Labicana, area di proprietà imperiale.
I geroglifici scolpiti a Roma portano il nome dell’imperatore, di Antinoo e di Homre (Roma). L’imperatore Eliogabalo lo fece poi trasportare nel Circo Variano, di proprietà della famiglia Varia. Venne poi distrutto da Totila nel 547 d.C.
Nell’anno 1527 Andrea Fulvio, parlando dell’area del Circo Variano trasformata in vigne e frutteti, ne descrisse i resti delle mura e dell’obelisco che ormai si trovava sepolto e spezzato in tre parti.
Solamente nell’anno 1633 il Cardinale Francesco Barberini ordinò di dissotterrarlo e di trasportarlo nel suo palazzo, per adornare un giardino progettato dal Bernini. Ma i lavori non furono mai eseguiti fino a che, due secoli più tardi, Papa Pio VII lo fa erigere nei giardini del Pincio.

L’OBELISCO DI PIAZZA DELLA MINERVA

Nell’anno 1665, nel monastero domenicano della Minerva, costruito sull’area dell’Iseum, durante alcuni lavori furono ritrovati un piccolo obelisco di sei metri ed altre statue, appartenenti all’antico tempio di Osiride.
Papa Alessandro VII fece chiamare il gesuita Kircher per fare la traduzione dei geroglifici.
L’obelisco fu scolpito in onore del faraone Apries (VI a.C.).
Il papa ordinò di erigerlo nella piazza della Minerva, di fronte alla omonima chiesa ed incaricò dei lavori gli architetti Giuseppe Paglia e Lorenzo Bernini che disegnò la sua base, il famoso elefantino. Una delle epigrafi sulla base stessa dice: “Alessandro VII, questo antico obelisco monumento alla Pallade egizia, estratto dalla terra ed eretto nella piazza prima dedicata a Minerva ed adesso alla Madre di dio, dedica alla divina Saggezza nell’anno 1667”.